martedì 5 marzo 2013

ALTRE VITTIME DEGLI ANTIDEPRESSIVI?

Un imprenditore di 76 anni ha ucciso la moglie di 63 e poi si è tolto la vita nella notte, a San Felice, frazione di Segrate, nel Milanese. L'anziano, secondo la ricostruzione dei carabinieri, avrebbe prima sparato con una pistola regolarmente detenuta alla donna che dormiva nel letto e poi avrebbe puntato l'arma contro di sé. A trovare i corpi un addetto alle pulizie. L'anziano pare soffrisse di depressione da quando era andato in pensione.
Grossi problemi economici - Secondo le prime informazioni raccolte dal nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, l'imprenditore aveva grossi problemi economici legati alla sua attività commerciale. E' quanto ha spiegato dal figlio ai militari dell'arma, dicendo che da tempo la situazione debitoria lo angustiava. Ma, al momento non si può accertare con certezza che questo sia l'unico movente del duplice gesto. I parenti non hanno saputo dire, inoltre, se l'uomo, Pietro D., o la donna, Egidia M., soffrissero di particolari gravi malattie.

Il biglietto: "Non entrare" - L'uomo aveva appeso fuori dalla porta di casa un biglietto in cui chiedeva di "non entrare" e di avvisare "mio figlio". Il messaggio appeso fuori dalla porta ha attirato l'attenzione dei vicini di casa e del collaboratore domestico che, allarmati, hanno chiamati i carabinieri.
Fonte TGCOM
Subito via la lobotomizzazione come dico sempre, e vediamo le cose per quello che sono.
Nessuno si rende conto che ormai, giorno dopo giorno, sono sempre più frequenti notizie di questo tipo?
Ci uccidiamo. Uccidiamo gli altri e aspettiamo i Carabinieri come zombie. Uccidiamo gli altri e ci uccidiamo.
È mai possibile che problemi di tipo economico possano portare un essere umano a uccidere la propria moglie e a uccidersi?
La risposta potrebbe essere un "sì", ma analizziamo il tutto con un occhio più critico.
Nessuno nega che le problematiche di vita possano mettere a dura prova la nostra mente e il nostro fisico, ma la risposta a un evento stressogeno deve essere sempre proporzionata all'evento stesso.
Quando si compiono gesti di tale portata, sono molto più propenso a indirizzare la colpa verso le magiche sostanze della felicità che ormai fanno parte integrante della nostra società: gli antidepressivi et similar, soprattutto della categoria SSRI e SNRI, che ormai hanno definitivamente soppiantato gli altrettanto deleteri antidepressivi triclici, ma che, perlomeno, non evidenziavano effetti collaterali di tale portata.
Sì, perché se leggete attentamente la notizia riportata da TGCOM, vedrete che riporta che l'anziano pare soffrisse di depressione da quando era andato in pensione.
Ora, cosa può significare una frase del genera nel pieno dell'anno 2013, in un paese europeo e industrializzato come l'Italia? Ve lo dico io: terapia farmacologica di tipo antidepressivo in atto.
Solo i ciechi non riescono a vedere che gli antidepressivi, e soprattutto delle categorie testè indicate, causano istinti suicidiari e omicidiari, vere e proprie urgenze  di fare/farsi del male, anche attraverso l'nsorgere di uno stato che si chiama akatisia, dove praticamente vi è una incapacità totale a rilassarsi in qualunque circostanza possibile.
Moltissime persone sotto antidepressivi hanno dichiarato di essere riuscite a rilassarsi e a spegnere una voce dentro la propria testa che li massacrava da mesi solo ed esclusivamente dopo aver fatto beatamente fuori la propria moglie/marito.
Svegliamoci.
Impariamo a leggere le notizie con occhio critico, a non credere a tutte le fandonie che ci vengono propinate.
Cominciamo a capire che una sostanza di tipo totalmente chimico, capace di superare la barriera ematoencefalica, può solo creare sconquasso in un corpo umano le cui miliardi di sinapsi sono ancora praticamente sconosciute.
Smettiamo di farci zombizzare con sostanze che ottundono la nostra mente, la nostra personalità, la nostra vitalità, i nostri sensi.
Da operatore di polizia quale sono, e lavorando in una grande città, tocco con mano ormai quotidianamente gli effetti nefasti degli psicofarmaci sui miei concittadini.
Violenza o zombizzazione: non vedo effetti alternativi, se non stati euforici che sono tanto potenti quanto limitati nel tempo.
Guarire dalla depressione significa prendere in mano la propria esistenza, nel bene e nel male, cominciando a trattare correttamente il proprio corpo già da quello che si mette in bocca.
Alimentazione, cause organiche e ambientali sono troppo spesso (o quasi sempre) non investigate, imbottendo la gente di farmaci che li porterà, magari pur amandola moltissimo, ad ammazzare la propria moglie come in questo caso specifico.
Bisogna studiare, informarsi.
Un corpo alimentato secondo Natura sarà più resistente agli attacchi, anche di ordine psicologico, a cui siamo giornalmente sottoposti.
Nel caso si cominci a soffrire di disturbi che hanno una manifestazione psichiatrica, prima di imbottirsi, si possono fare delle valutazioni e delle scelte di campo.
Ecco i peggiori nemici della nostra psiche:
-Carne, pesce e proteine animali: causano putrefazione al livello del colon, che è il nostro secondo cervello e il luogo dove si producono i neurotrasmettitori celebrali. Intestino in putrefazione=depressione.
-Zuccheri raffinati: in primis il famigerato saccarosio (zucchero bianco) da tavola: favorisce picchi glicemici che possono portare falsa euforia e conseguente stato depressivo; sballa la produzione di testosterone nell'uomo e interferisce con la normale produzione ormonale; sottrae preziose sostanze nutritive al corpo umano, in quanto è un alimento morto che necessita di enzimi per essere digerito.
Nessuno sconto a zucchero di canna grezzo e non in quanto si tratta sempre e comunque di alimenti raffinati, morti e sepolti. 
Non pensate che sia innocuo solo perché lo vendono al supermercato: è una sostanza chimica che di naturale non ha nulla, potente, dannosa e catastrofica per chi ne è particolarmente suscettibile.
Bocciati senza riserve anche tutti gli edulcoranti, capeggiati dall'aspartame.
-Metalli pesanti: mercurio, alluminio. Il peggio del peggio. Occhio alle amalgame dentali, che causano una continua e incessante intossicazione all'organismo. Il mercurio è risaputo per creare stati mentali che possono arrivare alla schizofrenia.
-Bibite gassate: quando ingurgitate una lattina di coca cola non fate altro che bere, assieme ad essa, una quantità di saccarosio impressionante. Lo stesso vale per tutte le altre bibite in lattina.
-Glutine e caseina: i cereali non sono cibo per tutti. Non sono cibo nato per l'Uomo, bensì per i granivori. L'intolleranza al glutine è ormai considerata un'epidemia su scala mondiale, mentre in realtà è la diretta conseguenza della normale reazione del corpo umano all'introduzione di una proteina a esso incompatibile e sconosciuta.
Sono associati al glutine diversi stati mentali: dalla depressione agli stati immotivati di rabbia, fino alla psicosi.
La caseina, veleno pari alle proteine animali, ha in più il difetto di essere un grande allergene e di incollarsi ai villi intestinali e di non permettere quindi la normale assimilazione dei cibi.
La rimozione del glutine e della caseina in bambini con autismo sta dando risultati impressionanti.
-Vaccinazione: i vaccini sono forse il peggior insulto che può essere fatto a un essere umano. Metalli pesanti, DNA umani e animali. Un insieme di porcherie di cui non vale nemmeno la pena ribadire la tossicità.
-Farmaci: moltissimi farmaci agiscono sui recettori nervosi pur non essendo definiti "psicofarmaci": dagli antistaminici alla pillola per la pressione; dal farmaco contro la tosse a quello per il mal di testa.
-Denti devitalizzati: un dente devitalizzato è un'appendice morta tenuta attaccata al corpo con la forza. È come se volessero tenervi attaccato un dito putrefatto. La proliferazione incontrollata di tipo batterico, dovuta al marciume presente in una zona così delicata come quella del viso-cranio, può drenare le capacità di reazione del sistema immunitario portando stati depressivi anche gravi.
Il detto "mente sana in corpo sano" non potrebbe essere più indicato come nel caso della salute mentale.

3 commenti:

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