domenica 6 ottobre 2013

ANTIDEPRESSIVI E OMICIDI: TI VOGLIO BENE, MA TI AMMAZZO E NON SO IL PERCHE'



L’ingegnere della Ferrari condannato per omicidio
Nel giugno 2011 Alessandro Persico aveva ucciso a coltellate la compagna nel Modenese e poi aveva scelto il commissariato di Rovereto per costituirsi

ROVERETO. E’ stato condannato per omicidio volontario Alessandro Persico, fiorentino di 43 anni, ex ingegnere del reparto “Granturismo” della Ferrari a Maranello, che era accusato di avere ucciso Barbara Cuppini, 36 anni, collega della Casa del Cavallino responsabile dell'ufficio marketing della stessa casa automobilistica. Gli è stato riconosciuto però il vizio parziale di mente.
Il 19 giugno del 2011 l'uomo aveva massacrato la donna sulle colline preapenniniche del Modenese e poi si era costituito al commissariato di via Sighele dopo aver trascorso una notte in un garnì di Lavarone.
Ieri la sentenza: dovrà scontare una pena di dodici anni di carcere, cui si aggiungeranno altri sei in casa di cura. Così ha deciso il Gup di Modena Domenico Truppa al termine del processo con rito abbreviato.
Omicida e vittima si frequentavano da qualche tempo: il delitto avvenne nella casa di Serramazzoni di Persico, che dopo essersi costituito fece anche ritrovare il coltello usato per uccidere. Il sostituto procuratore di Modena Claudia Natalini, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri, aveva chiesto una pena di venti anni per l’imputato che da anni era in cura per disturbi psichiatrici.
Secondo il perito nominato dal Gip di Modena era «gravemente scemata per un disturbo bipolare», al momento del delitto, la capacità di intendere e di volere dell'ingegnere della Ferrari. L'uomo, che già in passato aveva sofferto di depressione, ha sostenuto di aver agito in preda a un raptus e senza una vera motivazione. La perizia richiesta dal Gip era stata depositata dopo un incidente probatorio.
Persico aveva alle spalle una relazione fallita con la sua compagna, che lo aveva abbandonato dopo avergli dato una figlia che ora ha sei anni. Il trauma della separazione era stato molto violento e l'ingegnere delle Ferrari gran turismo non aveva trovato altra strada per uscire dal tunnel del dolore che rivolgersi a uno psichiatra, che lo aveva preso in cura. Persico, che ha continuato ad abitare nella stessa villetta di Serramazzoni, a una ventina di chilometri da Maranello, assumeva farmaci antidepressivi.
La procura di Modena aveva indagato sui farmaci che assumeva per capire se avessero potuto influire sul comportamento dell'ingegnere. «Amo la montagna, per questo ho deciso di raggiungere il Trentino, per le mie ultime ore di libertà mi sono diretto d'istinto verso Longarone», aveva detto. Persico non sapeva di trovarsi sull'altipiano di Lavarone. L'equivoco può avere contribuito ad accreditare lo stato confusionale in cui l'uomo si trovava durante l'assassinio e nelle ore successive.
Fonte http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/10/06/news/l-ingegnere-della-ferrari-condannato-per-omicidio-1.5809786

COMMENTO

Gli psicofarmaci, e in particolare gli antidepressivi delle categorie SSRI e SSNI (rispettivamente, selettori della ricaptazione della serotonina, e della serotorina-noradrenalina) trasformano le persone in assassine di se stesse e/o degli altri.
Tramite questo blog, e la mia ventennale esperienza quale operatore delle forze di polizia, lo sto ripetendo ormai incessantemente da due anni.
Questa persona è stata condannata a ben 12 anni di reclusione, e sei in casa di cura (e questo significa montagne di psicofarmaci a vita).
Gli antidepressivi ti fanno sterminare tua moglie, i tuoi figli, i tuoi amici, senza nemmeno sapere il perché, in un impulso irrefrenabile, una vera e propria "urgenza omicida".
La procura di Modena ha provato a capire se potesse esserci una connessione, ma la richiesta di condanna a 20 anni mi fa capire che ancora non si riesce a cogliere il nesso tra utilizzo di psicofarmaci e atti di natura violenta contro se stessi e/o gli altri.
Questo povero essere umano ha cercato aiuto nella psichiatria in un momento di debolezza, e questo è l'aiuto che gli è stato dato.

Pietro Bisanti
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