Sabato 21 Dicembre 2013
di Simone Pierini
BERGAMO - Perse i genitori e un fratello nel tragico incidente di Linatenel 2001, Paola Rota si è uccisa ieri nella sua casa di via Marconi a Clanezzo (Bergamo).
TROVATA DAL COMPAGNO A trovare il corpo senza vita della 32enne è stato il compagno. Non riuscendo a contattarla, è tornato a casa e ha fatto la drammatica scoperta. Per Paola Rota era stata una mattinata come le altre: aveva accompagnato il figlio maggiore alla fermata dello scuolabus e si era fermata a chiacchierare con altre mamme, prima di tornare a casa.
SUICIDA ANCHE IL FRATELLO Dodici anni fa era stato il fratelloMatteo, anch'egli suicida un anno fa, ad accompagnare a Linate i loro genitori, papà Giovanni e mamma Clara che, assieme al fratellino Michele (l'altro fratello Clemens, oggi 22 anni, era rimasto a casa), erano diretti in Danimarca per trovare proprio Paola, che studiava là. In fase di decollo l'aereo si schiantò con un Cessna entrato per errore in pista, provocando 118 morti.
118 VITTIME Paola «ha voluto concludere il suo percorso terreno». Così Paolo Pettinaroli, il presidente del 'Comitato 8 ottobre, per non dimenticare', l'organizzazione nata dopo la tragedia in cui persero la vita 118 persone nello scalo milanese, annuncia sul sito la scomparsa di una delle parenti delle tantissime vittime del tragico schianto. «La tragedia di Linate in cui ha perso i genitori ed il fratellino Michele e la disperata fine di suo fratello Matteo (anche lui morto suicida, ndr) -conclude sul sito il presidente della Fondazione- l'hanno fortemente segnata». La giovane, 32 anni, lascia un figlio di 6 anni ed una bimba di 3 mesi. Si è tolta la vita ieri impiccandosi nella casa in cui viveva a Clanezzo, nella bergamasca, dove viveva con i figli e il compagno.
Fonte: leggo.it
COMMENTO
La tragedia è immane, e non voglio perdermi in inutili parole strappalacrime, degne solo dell'ipocrisia e della falsità più sfrenate.
Voglio solo vedere, nel più profondo rispetto per la morte e la sofferenza altrui, questo episodio sotto un'angolazione diversa.
Nei miei 20 anni di operatore nelle Forze di Polizia ho assistito a numerosissimi casi di suicidio, e moltissimi di questi erano farmaco-indotti.
Sì, farmaco indotti, come "urlo" da sempre su questo blog.
Perché ormai solo un cieco non si accorgerebbe che gli psicofarmaci, e in particolare gli antidepressivi delle categorie SSRI e SNRI (rispettivamente, selettore della ricaptazione della serotonina e della serotonina-noradrenalina) trasformano le persone in assassine di se stesse e/o degli altri.
Analizziamo l'articolo, ove dice "Per Paola Rota era stata una mattinata come le altre: aveva accompagnato il figlio maggiore alla fermata dello scuolabus e si era fermata a chiacchierare con altre mamme, prima di tornare a casa".
Calma totale, apparente tranquillità, quando ormai qualcosa si è rotto, e il malcapitato di turno ha già deciso di lasciare questo mondo.
Ma non per volontà sua, ma perché "costretto" sotto l'impulso di farmaci che obnubilano la coscienza e spingono le persone a fare cose che mai farebbero da lucide.
Andiamo avanti: "La giovane, 32 anni, lascia un figlio di 6 anni ed una bimba di 3 mesi. Si è tolta la vita ieri impiccandosi nella casa in cui viveva a Clanezzo, nella bergamasca, dove viveva con i figli e il compagno"
Una donna laureata, con un compagno e due figli si impicca.
L'impiccagione è e rimane il modo di suicidarsi in assoluto più cruento, e il suo perfezionarsi ha alla base o una insormontabile disperazione o un totale stato di incoscienza, come quello indotto dai farmaci.
Vorrei tanto sbagliarmi, ma ho la convinzione che la moderna, demoniaca, malefica psichiatria debba contare una nuova vittima.
È possibile che la sig.ra Rota non assumesse alcun farmaco, e che tutto possa essere ricondotto a quanto accadutole nella vita.
Ma è molto più semplice dare la colpa a un evento, seppur dolorosissimo, avvenuto più di 12 anni fa, piuttosto che finalmente cercare di aprire gli occhi e capire che le persone non vengono uccise dalla depressione, ma dalla cura che viene loro data.
Consiglio, per comprendere a pieno il messaggio di questo blog, la lettura del mio articolo
"PSICOFARMACI E SUICIDIO PER IMPICCAGIONE", oltre ai numerosi altri e similari che si possono trovare nel blog utilizzando il motore di ricerca interno posto sulla colonna a destra.
Pietro Bisanti
Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro "ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere": prenotazioni a pbisant@hotmail.com
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