PSICOSI POST CANNABIS E PASTICCHE: STILIDEN, XEPLION, INVEGA, HALDOL, DEPAKIN. PSICHIATRI, SIETE LA ROVINA DELL'UMANITA'.

LETTERA

Buonasera Signor Pietro, per caso mi sono imbattuta nel suo blog, e ho deciso di scriverle. Sono la mamma di un ragazzo di 25 anni, F., il quale a marzo è stato ricoverato a ***********, reparto psichiatria con una crisi psicotica, indotta da sostanze come cannabis e pasticche.

E' stato immediatamente curato con dello XEPLION intramuscolo 150mg, associato al Depakin 1000 mg.

Dimesso mi hanno indicato di portarlo al Centro di igiene Mentale di ******, città in cui viviamo.

A distanza di 1 mese gli hanno iniettato un'altra fiala di Xepion ma stavolta di 100mg sempre associato al Depakin.

Il ragazzo era catatonico, svogliato, depresso, non parlava più e peggiorava, quindi il mese successivo gli è stata interrotta la fiala del medicinale e cambiata la terapia, con delle gocce di Stiliden 20 gocce al mattino (antidepressivo), sempre associato al depakin.

F., dal mese di giugno si è recato presso un hotel a lavorare come animatore, e fra alti e bassi, e crisi depressive e scoordinamento degli arti è riuscito a portare a termine l'impegno lavorativo.

Il 14 settembre, è rientrato e ci siamo recati per un controllo al centro di igiene mentale, e la "psichiatra" che lo tiene in cura, gli ha abbassato le gocce di Stiliden da 20 a 10 sempre associate al Depakin.

Francesco, non migliora, ricomincia ad avere allucinazioni uditive, non riesce a dialogare con gli altri, non ha voglia di far niente, e crede che tutti ce l'abbiano con lui.

Nella giornata di ieri, mi sono recata nuovamente al Centro per spiegare la situazione, e loro per tutta risposta mi hanno aggiunto l'Haldol, un'antipsicotico associato al Depakin e allo Stiliden.

Chiaramente non gli ho dato nulla, avendo letto in Internet gli effetti collaterali.

Quindi oggi mi sono recata da uno psichiatra a pagamento, al quale ho spiegato tutto ciò che le ho scritto, e lui, mi ha tolto lo Stiliden,  L'haldol, e mi ha dato l'Invega da 3mg.

Così ho trovato il suo blog, cercando informazioni sull'invega.

La prego mi aiuti, io ormai non ci capisco più niente e mio figlio peggiora, cosa devo fare? Non posso immaginare un ragazzo di 25 anni rovinato prima dalle sostanze e poi dagli psicofarmaci, cosa devo e posso fare?

Ho letto la lettera di quella mamma, più o meno nelle mie condizioni, e quindi ho deciso di scriverle.

Spero lei prenda a cuore questa lettera di aiuto e mi risponda.

Grazie per tutto ciò che farà.

A., mamma disperata di F.

numero telefonico **********

RISPOSTA

Buongiorno sig.ra,

e grazie della fiducia che continuate a dare a questo piccolo uomo in numero sempre crescente.

Come dico sempre, non sono un medico, non curo nessuno, non faccio diagnosi né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Eppure, tutti fuggono dai medici e trovano le risposte che cercavano da sempre in questo blog. 

Questo significa solo una cosa: la Psichiatria moderna è un fallimento totale, una macchina infernale che, una volta dentro, ti stritola senza pietà, distruggendo anima e corpo del malcapitato di turno.

La crisi di suo figlio, glielo garantisco, sarebbe rientrata da sola, e sarebbe bastato poi impostare un'alimentazione finalmente consona al nostro disegno strutturale (quella vegana il più crudista possibile), unitamente all'interruzione totale e per sempre di qualunque tipo di droga.

Invece, questi ignoranti, superbi, estremisti e spocchiosi dottori non fanno altro che rovinare le persone, mettendo, togliendo, aggiungendo sostanze di sintesi chimica che sono milioni di volte più pericolose della più pericolosa droga da strada.

Di questo passo, nel giro di poco tempo, non avrà più suo figlio, ma uno zombie flaccido a forma di balena, incapace di provare alcuna emozione.

Ci sentiamo in privato.

Forza e coraggio.

Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.