lunedì 13 ottobre 2014

XEPLION: CERVELLO ALL'IMPAZZATA E NON CAPISCO NEMMENO PIU' LA GENTE CHE PARLA


LETTERA

Salve, la ringrazio per avermi risposto. Cercherò di scrivere più informazioni possibili in base al mio stato di salute attuale dovuto all'effetto del psicofarmaco. 
Assumo Xeplion da 100 ml ogni 28 giorni e non riesco più ad avere un dialogo normale con le persone, in quanto non recepisco più le cose che mi vengono dette. Ammetto che me ne vergogno moltissimo e faccio molta fatica per questo a chiedere aiuto. 

Mi sento inoltre il cervello scombussolato, un vortice che sente di dover fare tutto di fretta, mi muovo in continuazione, non riesco a restare in piedi stando ferma. Sono ricoverata obbligatoriamente in comunità, dove mi hanno detto che non intendono dirmi quando sarò dimessa. 

Il farmaco lo assumo da circa un anno. Me lo hanno imposto quando ero in un'altra comunità dove ho vissuto per circa 2 anni senza assumere nulla. La mia famiglia pone fiducia nella psichiatria e io non so quindi come potermene liberare. 

Il mio cervello non è più lo stesso, è come se fosse legato. Le chiedo quindi se per cortesia mi potrebbe rispondere al mio indirizzo email facendomi le domande necessarie. 

Grazie.

F.to Siria


RISPOSTA

Buongiorno Siria,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Già le ho detto che medico non sono, e per fortuna direi...

La risposta alla sue domande è semplicissima: lei sta assumendo un vero e proprio veleno, che la sta distruggendo fisicamente e mentalmente.

Lei non è malata, nessuno lo è.

Le manifestazioni psichiatriche sono e rimangono sintomi che non vanno stroncati con bombe chimiche di qualsivoglia natura; esse, invece, vanno capite, ascoltate, sradicando le cause alla base.

Gli psichiatri, al posto di rassicurare, incutono il terrore con parole altisonanti, etichettando il malcapitato di turno, dandogli del malato cronico che dovrà assumere sostanze stupefacenti tutta la vita, sacrificandolo a un'esistenza di stenti.

Invece si può uscire da qualunque tipo di "malattia psichiatrica".

Il concetto è molto semplice: si riequilibra il corpo attraverso un'alimentazione vegana, il più crudista possibile in relazione alle circostanze, con una percentuale di calorie provenienti dai grassi che non sia maggiore del 10% del totale giornalmente assunto (questo per fluidificare il sangue e permettere il giusto funzionamento di tutto il sistema endocrino), scalando al contempo i farmaci in maniera lenta e intelligente in relazione alla tipologia e alla durata di assunzione.

A questo, si aggiunge quello che gli psicologi dovrebbero imparare a dare, e cioè l'amore e non la dipendenza.

Nessuno ha bisogno di stare su di un lettino; tutti noi invece abbiamo bisogno di parlare e di sentirci accettati e compresi.

"Cibi puliti-pensieri puliti": questo è l'unico modo per uscire dal tunnel malato e demoniaco del binomio psichiatria-psicofarmaci.

Veniamo al suo caso specifico.

La primissima cosa da fare è capire come lei sia "legalmente inquadrata", e quindi muoversi di conseguenza.

La seconda è far diventare i suoi genitori suoi alleati: da sola, senza un supporto umano, non sarà in grado di affrontare le crisi da dismissione che arriveranno, e che, se non capite, non faranno altro che ricatapultarla in ospedale a tempo zero.

Il farmaco che lei sta assumendo, oltretutto in versione depot (e quindi con siringone mensile), come lei stessa si sta accorgendo nella lucidità che le è rimasta, la sta distruggendo nell'anima e nel corpo.

Purtroppo, molto spesso, i genitori diventano i migliori alleati degli psichiatri, condannando loro stessi i propri figli.

Si procuri immediatamente il mio libro, e lo faccia leggere ai suoi genitori.

Sono disposto anche a parlare con loro se lo vorranno.

Anche legalmente, se avrà bisogno, noi ci siamo.

Forza e coraggio



Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.









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