martedì 10 febbraio 2015

COSI' TANTI PSICOFARMACI CHE MI USCIVA LA SCHIUMA DALLA BOCCA...

LETTERA

Gentile Signor Bisanti,
le scrivo per raccontarle il più brevemente possibile la mia storia psichiatrica e non.
Sono una ragazza di 26 anni in cura con abilify 10 mg e akineton (per contrastare gli effetti collaterali di abilify) da quasi due anni. Ebbi quello che viene chiamato un esordio psicotico a marzo del 2013 in un periodo per me molto stressante sia fisicamente che emotivamente (praticavo teatro fisico con orari che mi alteravano il ritmo sonno-veglia e avevo da pochi mesi iniziato l'università, in più continuavo a rimuginare su una storia personale con due uomini, uno dei quali era mio amico ma si comportò molto male con me, e dell'altro mi ero innamorata ma non corrisposta, e anche lui mi disse delle cattiverie. 

Ebbene stetti 10 giorni in casa senza mangiare né bere dimenticandomi di curare la mia persona. Ovviamente vivevo in una casa con delle coinquiline che vedendo quello che mi stava succedendo si spaventarono e scapparono, insomma mi ritrovai completamente sola senza il sostegno di nessuno essendo la mia famiglia lontana. L'unica che continuava a chiamarmi e preoccuparsi era mia madre che riuscivo comunque a sentire una volta al giorno quando mi ricordavo di avere un telefono.

In una di quelle occasioni sentivo odore di gas nel palazzo, lo dissi a mia madre che si spaventò e mi mandò una squadra dei vigili del fuoco in casa. In quel momento però i vigili del fuoco non c'erano ma arrivò la polizia. Mi dissero ti portiamo in un posto. Mi portarono al **** di Milano dove venni ricoverata per più di un mese. Non ricordo che medicinali mi prescrissero, ricordo solo che non stavo in piedi, non mangiavo, deliravo, non dormivo la notte, il giorno di Pasqua del 2013 mi usciva la schiuma dalla bocca e non riuscivo a parlare, dissi a mia madre che volevo morire. Per fortuna questo non accadde. Mi ripresi ma dato che ero molto agitata una sera un infermiere mi picchiò e diversi altri mi minacciarono. 

Nella mia grande fragilità riuscii a trovare la forza di farmi trasferire in un centro di salute mentale più vicino a casa, in una situazione molto più tranquilla dove mi ripresi lentamente e uscii nell'aprile del 2014. Dato che sono giovane mi inserirono in un percorso per cui feci molta psicoterapia che mi aiutò e mi sta ancora aiutando quando torno a casa e vi prendo parte. Nel frattempo mi sono trasferita in un'altra città dove ho incominciato da capo l'università e sono riuscita a dare esami finora con una media alta. Ho una storia personale fatta di traumi e fragilità infatti quando ero nel grembo di mia madre non mi sviluppavo e dovetti stare un mese in incubatrice appena nata, poi a sette anni ebbi un incidente molto grave per cui la mia mano destra rimase offesa e ne perdetti parte della mobilità, lunghe e frequenti ospedalizzazioni segnarono tutta la mia infanzia. 

Ora sono più consapevole, sto imparando a conoscere me stessa ma la strada da fare è ancora lunga. La cosa che mi preoccupa è che queste medicine che prendo mi stanno avvelenando il sangue. Ora sto sicuramente meglio rispetto a due anni fa, ma ho ripreso a fumare da quando mi dimisero da diagnosi e cura. La psichiatra continua a rimandare la data in cui dovrebbero ridurmi la dose di medicine e non riesce ancora a farmi una diagnosi, dice che nel mio caso è stato un episodio e che prescrive abilify anche a chi presenta una lieve depressione. Proprio stamattina mi sono accorta di avere ingerito un abilify scaduto da agosto 2014. E forse ne ho ingeriti altri in questi mesi senza accorgermene. Sono ingrassata ovviamente grazie ad abilify e non faccio attività fisica. Le chiedo gentilmente di consigliarmi una dieta. 

Grazie per l'attenzione.

Lettera firmata


RISPOSTA

Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Sono le 6 del mattino, e prima di andare a lavorare non potevo non rispondere, seppure in ritardo, a questa mail.

Proviamo a capire quello che le è accaduto.

Corpo fisico, mente e spirito sono intimamente collegati.

Qualunque colpo prenda uno, anche gli altri ne rimangono comunque "feriti".

Nel suo caso, i numerosi colpi "psicologici" si sono sommati a un fisico alimentato in maniera scadente, con l'aggiunta dei soliti vaccini pediatrici, dell'incidente che le è successo e di tutti i farmaci che le hanno conseguentemente propinato.

Il corpo, a un certo punto, non ce la fa più, e alza bandiera bianca.

Arrivano quindi tutti i segnali che esso ci manda, per farci capire che serve una decisa inversione di rotta. I medici, senza capirci un tubo, l'hanno imbottita come un'otre, mentre in realtà andava semplicemente capita e aiutata.

Poco comunque mi interessa del passato, e rimuginarci non serve proprio a nulla.

Ora, concentriamoci insieme sul futuro.

Piano di attacco.

Scandagli i quasi 600 articoli del blog, a disposizione di tutti gratuitamente.

Si procuri una copia del mio libro "Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere".

Lei ha definito nel modo corretto quello che sta assumendo, e cioè "veleni".

Prima si disintossica, e prima potrà cominciare a vivere una vita che valga la pena essere vissuta.

Il problema, come lei ben sa, è che dismettere gli psicofarmaci dopo tanti anni di assunzione può essere equiparato a un viaggio all'Inferno, oltre che a una roulette russa.

Va quindi migliorata l'alimentazione e di pari passo scalato il farmaco (si comincia, di solito, con quello meno potente, e cioè, in questo caso l'Akineton), scalando di non più del 10% al mese.

A livello alimentare, dovrà adottare un'alimentazione che preveda un utilizzo di grassi molto ridotto, le cui calorie giornaliere non dovranno essere più del 10% del totale, in modo da rendere il sangue fluido e di conseguenza aiutare tutto il sistema endocrino.

Quindi, in soldoni:

-agrumi al mattino a stomaco vuoto
-frutta ogni qualvolta si ha fame, lontano dai pasti
-pasti principali composti da un inizio di verdure crude, seguito da un piatto di cereali senza glutine, legumi o amidacei come patate e zucca
-pochissimi olii, anche se di oliva ed estratti a freddo
-pochissima frutta secca (4-5 mandorle o noci al giorno)
-ridurre verso l'eliminazione totale le proteine animali
-via immediatamente glutine, latticini e tutti gli zuccheri artificiali, oltre a caffè
-si beve solo, quando si ha sete, acqua
-munirsi di un estrattore e cominciare a farsi estratti di succhi

Non ci sono bacchette magiche, non ci sono soluzioni miracolose.

Questo modo di alimentarsi permette al corpo di essere alleggerito nella digestione (che è il compito che richiede in assoluto più energia) e di aver al contempo tutte le vitamine e i minerali che gli servono per potersi autoguarire.

Sì, autoguarire, dato che nessuna pillola potrà guarire niente e nessuno.

Il corpo guarisce se stesso, perché se così non fosse, dopo tutti i farmaci che ha preso lei dovrebbe essere una super donna, mentre in realtà l'hanno portata sull'orlo del baratro.

Ha i fatti. Ora combatta. Io ci sono



Pietro Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.





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