lunedì 13 aprile 2015

10 ANNI DI FARMACI: DOPO VENTI GIORNI DI RISPERDAL SONO SENZA EMOZIONI DA CINQUE MESI

LETTERA

Gentile Pietro Bisanti,
Sono un ragazzo di 31 anni, abito a ***** e ho sofferto fin da adolescente di depressione e ansia sociale. Da quando avevo 21 anni ho girato a lungo, incontrando diversi psicologi e psichiatri, pubblici e privati. Tanti dialoghi, tante parole, molti farmaci (sereupin, cypralex, en, minias, lexotan), nessun risultato.

Poi si è passati alla prescrizione del risperdal, con la promessa che io, da sempre asociale per ansia e scarsa autostima, sarei riuscito ad integrarmi meglio nella società: risultato, dopo 20 giorni di risperdal, il giorno 23/11/2014, ho avuto una crisi improvvisa e da quel momento fino ad oggi ho perso la capacità di provare emozioni, sono indifferente a tutto, non riesco più a pensare, sono vuoto e non so per quanto potrò ancora andare avanti così. Quasi cinque mesi di sofferenza quotidiana, che non mi abbandona mai. 

Ho letto sul suo blog che Lei fornisce anche consulenza legale: io purtroppo, in questo momento, non posso permettermi un avvocato, sono nella zona che sul blog Lei definisce "chi può pagare poco"...ciò che Le chiedo è di aprire una vertenza con la casa produttrice di Risperdal per un risarcimento o almeno una soluzione a questo mio problema legato al farmaco. 

Ho visitato diversi psichiatri che mi hanno confermato altri casi simili al mio, inoltre in Internet ho letto molte storie simili a questa. E tutto ciò (l'appiattimento emotivo e mentale persistente) non è indicato nel bugiardino del farmaco, cosa che forse potrebbe costituire un reato. Non ho mai sofferto così in vita mia.

La prego di mettersi una mano sul cuore e chiamarmi appena possibile a questo numero *******, o se preferisce mi mandi un Suo contatto così La chiamo io, in modo da spiegarle nel dettaglio la situazione.

Non è possibile che vengano immessi sul mercato farmaci tali da rovinare una vita intera (ricordo che risperdal viene prescritto selvaggiamente anche ai bambini), per di più nascondendo certi effetti collaterali (e infatti la casa farmaceutica, la Janssen, ha già perso diverse cause).

Scusi davvero la lunghezza del messaggio, spero e prego in una Sua cortese risposta.
Grazie in anticipo, un saluto cordiale.

Lettera firmata

RISPOSTA


Buongiorno sig. Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Questo è l'esempio più classico e lampante della disfatta della moderna Psichiatria: al posto di indirizzare le cause organiche/ambientali/psicologiche alla base dei suo disturbo, hanno "semplicemente" provato a soffocarlo in ogni modo, bombardandola di ogni possibile sostanza presente nel loro demoniaco prontuario.

Risultato?

Le hanno distrutto la delicata biochimica cerebrale con la promessa che una molecola di sintesi chimica le avrebbe "curato" i suoi pensieri.

Ci sarà un giorno in cui questi "professionisti" pagheranno per tutto il male che stanno facendo.

Ora, riguardo al suo quesito.

Parleremo di un'eventuale azione legale, anche se tutto va studiato veramente per bene, in quanto provare in un Tribunale il nesso di casualità non è facile.

Ma affronteremo assolutamente la questione in privato.

Ora, la prima cosa fondamentale è però stare bene.

Il danno fatto dal Risperdal e da tutti i farmaci che ha preso non è acqua fresca, ma bisogna avere massima fiducia nelle capacità autoguaritive del corpo umano.

Lei deve solo dargli la possibilità di fare quello che è programmato per fare: esplodere di salute.

Legga attentamente il blog, si procuri immediatamente una copia del mio libro "Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere".

Ci sentiamo in privato.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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