lunedì 29 giugno 2015

COME OPPORSI ALLA FIALA MENSILE DI ABILIFY

LETTERA

Salve, non sa che gioia sapere che non si è soli nel pensiero dell'antipsichiatria.
Ho un problema che spero lei riesca ad accogliere il prima possibile: una mia amica sottoposta a TSO circa quattro anni fa, ha iniziato la sua terapia con antidepressivi e ansiolitici e calmanti di vario genere, fino a quando due anni fa con la forza di volontà è riuscita a fare a meno di tutto, conducendo una vita normalissima e senza alcuna necessità di dover badare a qualsiasi emozione che potesse provare visto che nessuna di esse fosse "surreale". 

Questo però non le è mai stato approvato dallo psichiatra che ignaro della sua decisione, le ha modificato la terapia a due compresse al giorno di abilify, che lei ha preso solo per un breve periodo, poi le ha staccate sempre di nascosto dallo psichiatra, io la conosco da tanto e posso dire che quando prendeva i farmaci non la si riconosceva tanto era rallentata e triste.

È una persona bellissima, solare, ottimista, allegra, divertente ed energica, ma purtroppo da una settimana fa circa è ritornato quel suo sguardo triste, vuoto e rallentato e lei inizia a sentire tutto l'intorpedimento che può dare una fiala intramuscolo di abilify che il suo psichiatra ha deciso di farle fare. 

Mi aiuti, la prego, mi aiuti a non dover assistere all'appassimento di una rosa vivida, mi aiuti a non dover perdere il sorriso e l'ottimismo che la caratterizzano, mi aiuti a non essere costretta a vedere la persona più importante della mia vita che si lascia morire perché non può rifiutare la fiala, come potrebbe espellerla? Come potrebbe rifiutare di farla? Come può fare a non farsi fare la seconda fiala tra venti giorni? Come posso aiutarla? La prego mi consigli quanto prima non posso lasciarla sola senza una soluzione, non posso non aiutarla... 

Grazie, le faccio i miei auguri per il suo bellissimo obiettivo... 

Lettera firmata



RISPOSTA

Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Ormai vi è una diffusione direi endemica dei neurolettici intramuscolo a rilascio prolungato, i cosiddetti "depot", che "durano" fino a un mese e che permettono a questa demoniaca Psichiatria di addomesticare anche il più "ribelle" essere umano.

Così facendo, nessuno può scappare dalla terapia, e, per quanto gli antipsicotici siano sempre e comunque distruttivi, in questa formula riescono a dare il peggio di sé: impossibilità di scalare ed effetti collaterali e non ancora più mostruosi.

Ora cerchiamo di comprendere bene quali sono i diritti di qualsiasi "malato", anche in regime di TSO.

Chiunque ha il SACROSANTO diritto di essere reso edotto di cosa sta per assumere, e DEVE poter scegliere tra un ventaglio di proposte.

È quindi proprio DIRITTO far presente che si ha intenzione di assumere la terapia in forma di compresse e non di depot (questo in regime di TSO); fuori dal regime di TSO e in assenza di qualsivoglia disposizione dell'Autorità Giudiziaria, nessuno è obbligato ad assumere alcunché.

Non esistono visite obbligatorie. Se una persona si mantiene lucida e non rappresenta un pericolo per se stessa o per gli altri non può essere soggetta a nessun trattamento farmacologico coercitivo.

Ma lo ripeto, anche in questo caso, nessuno può imporre la depot, allorquando si faccia presente che si è pronti ad assumere la terapia per via orale.

Ho paura però che la storia da lei raccontata sia incompleta: non riesco a capire per quale motivo la sua amica sia tornata sotto le grinfie della Psichiatria.

Ci sentiamo in privato. La sua amica ha disperatamente bisogno di assistenza legale.

Io ci sono.

Avanti così.


Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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