lunedì 1 giugno 2015

13 ANNI DI FARMACI: VOGLIO COMBATTERE CONTRO IL SISTEMA

LETTERA

Buongiorno Pietro, mi chiamo ***** e le scrivo perché sto cercando aiuto per uscire dalle grinfie della Psichiatria.
Io ci sono finito nel 2002 dopo un infortunio sul lavoro quando ho avuto un periodo nero e i miei famigliari mi hanno costretto ad una visita psichiatrica perché secondo loro "parlavo da solo e non ero più come prima". 

Dopo vari esami e test per capire "l'origine di questa malattia" hanno sentenziato psicosi generata da un qualcosa di indefinito, forse una reazione inconscia all'infortunio avuto, in seguito cambiata in psicosi allucinatoria. E' iniziato così il calvario degli psicofarmaci che ancora adesso mi stanno intossicando e debilitando fisicamente. 

Da allora sono passati 13 anni e ho cambiato 3 psichiatri diversi (che appartenevano tutti al dipartimento di salute mentale dell'ULSS nr. **** di ***** perché andavano a lavorare in altri luoghi) e ho subito 3 ricoveri in reparto di psichiatria dell'ospedale di *****. Attualmente ho cambiato tutti i diversi tipi di psicofarmaci in uso nel dipartimento alcuni anche in forma depot e proprio di recente (a causa della mia lotta individuale per ridurre i dosaggi e della mia aperta e dichiarata sfiducia nel sistema psichiatrico a cui sono ostile fin dall'inizio di questa tragedia), mi hanno incoraggiato a cercare un'altro psichiatra esterno perché al momento non sanno più cosa fare, loro possono solo continuare così. 

Visto che mi sono convinto che mi stanno distruggendo e che la cura me la devo trovare da solo in altri modi ora volevo chiederle:
Attualmente sto subendo 1,5 ml di risperdal soluzione liquida e 1 compressa di akineton da 4 mg a rilascio prolungato al giorno; cosa devo fare per dismettere questi psicofarmaci? Quali crisi di astinenza sono prevedibili? E per quanto tempo?

Come le dicevo sono finito in psichiatria costretto dai miei genitori quindi volevo sapere, senza contare sul loro aiuto, che diritti legali ho e come posso esercitarli per farli valere anche legalmente nel caso in cui volessi eliminare gli psicofarmaci ed evitare di finire ancora ricoverato in SPDC magari con TSO? Conosce qualche metodo legale per costringerli a non continuare a rovinarmi? 

Infine; poiché in tanti anni secondo me mi hanno rovinato il cervello e infatti presento sintomi extrapiramidali (crisi oculogire, irritazioni cutanee alle mani), assenza di concentrazione quasi costante, problemi di memoria, stati di coscienza alterati, problemi di vista (ero già miope ma mi sembra di vederci peggio anche se ho appena comprato il nuovo occhiale correttivo), voglia di mangiare anche se non ho fame, rigidità muscolare; cosa devo fare per dimostrare i danni che hanno provocato e ottenere un risarcimento per i danni biologici e i problemi che ancora mi creano ( a causa loro sono diventato un invalido civile che non trova lavoro e attualmente sono e spero di non restare disoccupato).
Sono interessato a combattere tutto il sistema ma sono contro tutti (famigliari compresi) e stò cercando di capire come fare ad uscirne...
La ringrazio per la sua collaborazione e aspetto la sua risposta, cordialmente

Lettera firmata


RISPOSTA


Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Ennesima disfatta totale della Psichiatria: al posto di capire l'origine psicologica/fisica/organica dei suoi "problemi", hanno semplicemente bombardato i sintomi, distruggendola come essere umano.

Lei ha tutti i diritti di portare in Tribunale questi farlocchi dottori: il problema è che loro hanno la Legge dalla loro parte.

Lei è "malato", loro hanno seguito i protocolli, per questo diventa molto difficile renderli responsabili penalmente e civilmente delle loro azioni.

Se uno si uccide a causa degli antidepressivi, in Italia si sarà sempre e solo ucciso perché depresso.

Questa non è una dichiarazione di resa, tutt'altro.

La prima cosa da fare, però. è stare bene.

E 13 anni di farmaci non si scalano né da soli, né senza pesantissime e infernali crisi da dismissione.

Anche se lei volesse prendere, ai sensi dell'art. 32 della nostra Costituzione, la sua salute nelle proprie mani, da solo non andrebbe da nessuna parte.

Alla prima crisi da dismissione, le rifarebbero un TSO, raddoppiandole la dose: questo è l'unico modo che hanno di "curare", e cioè trasformare la popolazione in zombie.

Noi possiamo aiutarla, anche fornendole supporto legale, ma non è una battaglia che può fare da solo.

Ha bisogno, assolutamente, di una schiera di persona fidate pronte a farle da scudo quando le cose si metteranno male durante lo scalaggio.

E si metteranno male, glielo garantisco.

Ci sentiamo in privato.

Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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