lunedì 1 giugno 2015

NESSUNO HA BISOGNO DI PSICOFARMACI... NESSUNO


LETTERA

Ciao Pietro sono in cura per una psicosi atipica...attualmente assumo anafranil 75 anafranil 25 serenase 0,25...sto per cambiare specialista cosa mi consigli?

lettera firmata


RISPOSTA


Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Detesto le diagnosi, le etichette, il condannare un essere umano a una pastiglia giornaliera.

Primo passo: non sei malato.

Secondo passo: le pastiglie che prendi altro non sono che sostanze di sintesi chimica che stanno andando a sopprimere una sintomatologia che esiste per una precisa causa psicologica/fisica/organica.

I farmaci che stai prendendo ti distruggeranno nel corpo e nella mente, non curano un bel niente, e creano dipendenza e assuefazione, e te ne accorgerai se mai deciderai di scalarli (operazione, questa, che gli psichiatri non prendono quasi mai praticamente in considerazione).

La teoria di questo piccolo uomo?

Nessuno ha bisogno di psicofarmaci, dico NESSUNO.

Scalaggio graduale, massimo del 10% al mese.

Cambiamento totale dell'alimentazione, verso quella vegana, crudista quanto basta, con eliminazione totale di glutine e latticini.

"Cibi puliti-pensieri puliti": questo è il binomio che ho coniato.

La maggior parte dei problemi mentali sono espressione di un problema organico...

E anche quando non lo sono, un corpo sano permette di affrontare in maniera più forte e decisa i problemi che, presto o tardi, chi più chi meno, colpiscono tutti nella vita.

Leggi gli oltre 620 articoli del blog, disponibili gratuitamente, e acquista il mio libro "Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere", ove troverai risposta a gran parte delle tue domande.

Io ci sono.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti



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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.


1 commento:

  1. Entrare nel mondo degli psicofarmaci è facile, uscirne è un'impresa titanica e questo penso ormai che sia assodato e il fatto stesso che gli psichiatri non prevedano piani di dismissione la dice lunga.
    Chiunque vive i disagi legati alla psichiatria porta una CROCE che investe tutte le sfere della vita, nessuna esclusa. L'assumere psicofarmaci può farti ammalare di malattie gravi come il diabete...; ti può precludere un lavoro o te lo può fare perdere; ti può dare problemi nella vita sociale e affettiva; ti può fare sentire un malato cronica già all'età di 20 anni e non c'è cosa peggiore.
    Poi se "fallisci" nella dismissione, coloro che ti hanno assecondato in questa scelta iniziano a provare sensi di colpa perché lo psichiatra di turno li offende come familiari scellerati.
    Devi poi metterci un grande impegno personale e dimostrare giornalmente col tuo comportamento e con le tue parole i miglioramenti che stai ottenendo non prendendo più quelle medicine, ma siccome sappiamo che insieme ai miglioramenti ci sono anche gli effetti da dismissione, che sono terribili, è difficile a volte rassicurare la famiglia sulla bontà del proprio intento. Ma se inizi dopo un anno a vedere che ci stai riuscendo, non c’è soddisfazione migliore. Lo può capire solo chi ci è dentro.
    E’ dunque bene informarsi su quello a cui si va incontro e studiare piani di azione adeguati alla propria situazione personale e familiare. Non c’è una ricetta uguale per tutti.

    Giusi

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