domenica 2 agosto 2015

20 ANNI BUTTATI A CAUSA DEGLI PSICOFARMACI. MA IL MOMENTO DELLA RISCOSSA È ARRIVATO

Ciao Pietro,
innanzitutto scusa se ti do del tu, ma dalla semplicità con cui scrivi è come se ti conoscessi da una vita.
Volevo sapere se hai ricevuto il bonifico per il libro e quando me lo spedisci perché ho grande curiosità di leggerlo.
Ti ho già raccontato a grandi linee il mio calvario con la psichiatria ma volevo aggiungerti alcune cose.
Secondo me la cosa più subdola che questa pseudoscienza causa è la perdita della propria personalità rendendoti schiavo e legato a queste camicie di forza chimiche (gli psicofarmaci). E, anche se capisci che ti stanno facendo male, paradossalmente non riesci a liberartene in quanto rimani imprigionato in una specie di vortice che quasi ti porta a credere a quello che le varie diagnosi dicono e non ti fanno raggiungere la consapevolezza che invece ce la puoi fare da solo.
Io, adesso che le mie sinapsi si stanno risvegliando dal lungo torpore a cui sono state costrette, sto raggiungendo pian piano questa consapevolezza. E' una sensazione difficile da descrivere ma allo stesso tempo piacevole, è come se la mente stia diventando meno pesante e più limpida, sento maggiormente gli stimoli del mondo esterno, provo maggiori sentimenti e vivo affrontando meglio i problemi che si possono presentare.
La mia rabbia è che ora che ho 40 anni e non posso fare più quello che avrei fatto a 20, chi mi ripaga dei 20 anni persi? Con chi devo prendermela? La mia non è una mera questione di vendetta, non fa parte del mio carattere, ma il fatto è che sto trovando delle difficoltà nel mondo del lavoro in quanto le aziende prediligono i giovani e dopo i 30 anni, a parte voler opinare ciò, si è già vecchi in un mondo in continua competizione. Ho una grande passione per l'informatica, competenze certificate e delle esperienze lavorative ma la risposta è sempre che il mio punto debole e l'età. E anche se dentro io mi sento un ventenne, pieno di progetti e di voglia di fare, di fatto non lo sono. Cosa devo fare? Cosa mi consigli?
Ho letto che sei di Seveso, io abito a ******* e mi piacerebbe tanto poterti conoscere di persona o magari anche solo via Skype.

Buona giornata e grazie.

Lettera firmata


RISPOSTA

Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.


La moderna Psichiatria rimane la peggior branca "medica" esistente sulla faccia della Terra: non ha guarito e mai guarirà nessuno.

Ora, guardare al passato non serve a nulla.

Tutto quello che hai è il presente, e questa è l'unica cosa che conta.

Andando avanti così, affiancando un'alimentazione impeccabile, piano piano il tuo corpo e il tuo cervello si sveglieranno dal torpore farmaco-indotto.

Sarà dura, a volte durissima, ma non vi sono scorciatoie per tornare alla VITA.

Il libro è partito.

In privato ti lascio il mio contatto Skype.

Io ci sono.

Avanti così

Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.




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