giovedì 13 agosto 2015

PRIMA TI DISTRUGGO DI FARMACI, POI TI SBATTO IN COMUNITA': QUESTA È REALTA', NON FINZIONE

LETTERA (DA FACEBOOK)

Buongiorno signor Pietro. Chiedo scusa da subito per come scriverò ma mi sento molto limitato nel farlo. Vorrei raccontarle la mia storia. Per magari avere un consiglio da lei. Ho letto molte delle sue tesine sui blog. E mi trovo d'accordo con lei su molte cose. 

A fine aprile di quest'anno sono stato ricoverato in tso per un episodio psicotico in seguito a un forte utilizzo di cannabis e alcol. Dopo due settimane mi hanno lasciato andare con un mix di medicine che andavano dallo xeplion serenase e altra immondizia che ora nemmeno ricordo. 
Perché la mia memoria balla parecchio.. 

In seguito a un mio malessere con tutte queste medicine (non riuscivo a deglutire nemmeno l'acqua senza farmela uscire dal naso) mi hanno "stabilizzato" con xeplion en e depakin. Da liì la discesa. Parlavo inglese perfettamente e ora non lo parlo più. 

Il mio vocabolo di italiano si è molto ridotto come se non ricordassi le parole e come articolarle. Mi hanno convinto dopo due mesi ad andare in comunità perché dichiarai di aver avuto un trascorso di eroina.  In comunità è stato un disastro. 

Dopo due giorni mi iniettano lo xeplion e fu un continuo cadere nell'apatia nella voglia di non far niente e di non parlare. Nel chiudermi in me stesso. Dopo due settimane dopo grandi sforzi convinco gli operatori e la mia famiglia a tornare a casa. 

Ora ho fatto lo xeplion l'11 del mese scorso. E ieri la psichiatra dell'asl che mi segue dopo non avermi fatto parlare nemmeno per finire di spiegare tutti i sintomi negativi che mi ero scritto perché ho dovuto scrivermeli tanto che è il vuoto che mi si è creato mentalmente ha deciso di passare dallo xeplion all'invega. Che so essere la stessa identica cosa. 

In più vuole per forza che io vada in comunità. E ne ha convinto anche i miei. Che sn completamente d'accordo con lei. Io non ci voglio andare né vorrei più prendere questo invega. In quanto da che lo presi l'11 scorso ora mi sento leggermente meglio. 

Anche se il depakin mi fa salivare in continuazione mi fa avere sempre appetito e mi sta facendo ingrassare. Ho bisogno di aiuto. Non ho più il controllo della mia vita. Nessuno mi ascolta.. quando dovrei parlare io parlano solo gli altri. Ho 26 anni facevo sport avevo una vita si un pò sregolata ma stavo bene. Ragionavo. E portavo a termine un discorso. Le chiedo scusa per come magari ho scritto questo messaggio. Una volta mi esprimevo molto meglio. Ridevo e piangevo come chiunque ora sono impassibile .. aiuto dico solo questo.

Lettera firmata

RISPOSTA

Buongiorno Anonimo,

e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Ormai non mi meraviglio più di quanto in basso questa medievale Psichiatria sia arrivata.

Lobotomizzano, ti rinchiudono, ti distruggono e ti uccidono in nome della Legge.

La sua parte, però, se lo lasci dire, l'ha fatta lei stesso: la cannabis, lo ripeterò fino alla nausea, non è quell'innocua foglia verde della canzone "Maria Salvador" di J-AX: la cannabis, soprattutto quella moderna, geneticamente modificata e tagliata all'inverosimile con ogni porcheria possibile, è una sostanza in grado di distruggere la mente di chi la assume.

Ora, dato che anche i suoi genitori sono stati lobotomizzati dallo psichiatra di turno, e credono che lei abbia bisogno di "cure", la prima cosa che dovremo fare è far loro capire cosa siano realmente gli psicofarmaci.

Dopo, andrà impostato un lavoro di scalaggio unito a un miglioramento totale dello stile di vita, soprattutto alimentare.

Questa è la sua unica ancora di salvezza per evitare di diventare un'ameba di 130 kg che cammina senza meta.

Qui è la sua vita in gioco.

Ci sentiamo in privato.

Forza e coraggio
Pietro Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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