lunedì 17 ottobre 2016

LO XEPLION MI HA RESO UN'AMEBA: MANGIO, FUMO E NON FACCIO UN CAZZO TUTTO IL GIORNO

LETTERA
Salve dottore (se così la posso chiamare),
ho letto riguardo al suo libro nei vari forum andandomi a documentare un po'  sugli psicofarmaci che mi sono stati prescritti da poco tempo.
Sono una ragazza di 24 anni e da 5 mesi mi è stato somministrato Xeplion per iniezioni che ho dovuto fare per questi 5 mesi.
Sono stata ricoverata perché ho avuto una lite brutta con mia madre che ha chiamato il 118. Dall'ospedale mi hanno prescritto una terapia farmacologica che ho dovuto seguire obbligatoriamente senza il mio consenso.
Ebbene la mia vita è cambiata in pochissimo tempo, non può capire lo strazio interiore e non che sto vivendo. Non avrei mai voluto trovarmi in una situazione simile. Ormai non vivo più, non riesco più a leggere, a scrivere, mi sento la testa vuota ed inoltre mi sento anche emotivamente appiattita.
Non riesco a fare niente tutto il giorno, sono una sorta di ameba che gira per casa in maniera lenta e amorfa. Non riesco a fare i conti della spesa, a leggere neanche la pagina di un romanzo, figuriamoci studiare che è quello che dovrei fare visto che sono ferma da molto tempo; la mia giornata si divide tra il letto, il cibo e le sigarette, ho preso 7 kg e non faccio altro che fumare e ciondolare per casa.
Non riesco a seguire più neanche un film, zero tv, sono diventata completamente passiva a tutto. Ho parlato con lo psichiatra per farmi interrompere la terapia che mi ha reso la vita impossibile, ora ho fatto l'ultima puntura ma il signore mi dovrà monitorare per un anno circa per vedere se ne avessi di nuovo bisogno.
Ovviamente mi riprescriverà di nuovo questi farmaci assassini, questo è ovvio e dovrò vedere  come gestirmi la situazione.
Ora la domanda è: è possibile che io a quasi 24 anni non possa sottrarmi a qualcosa che ritengo per me nociva, è possibile che debba avere paura che, nel caso dovessi rifiutare la terapia, il cim possa chiamare l'ambulanza e indire un TSO e ricominciare di nuovo tutto l'iter?
 
Non c'è un modo per sottrarsi a quest'inferno? Lei cosa mi consiglia?
Grazie dell'ascolto
Firmato Alessandra V.
RISPOSTA
Buongiorno sig.ra Alessandra,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi...

Ritengo difficile (ma non impossibile data la follia della moderna Psichiatria) che lei sia stata ricoverata a seguito di una "semplice" lite.

Probabilmente (e mi corregga se sbaglio) può darsi che lei si trovasse in uno stato di alterazione, magari da cannabinoidi, come troppo spesso accade.

Al di là di tutto, mi perdoni il non celato sarcasmo, nel dirle "Benvenuta nel gruppo dei rovinati dallo Xeplion".

I balordoni che l'hanno "avuta in cura", al posto di parlarle, oppure di contenerla amorevolmente senza somministrarle alcuna sostanza chimica, hanno optato per l'unica cosa che sanno fare (e che hanno imparato in BEN dieci anni tra laurea e specializzazione): sedarla come un cavallo.

E, per loro, il suo ciondolare, il suo abbuffarsi, il suo fumare, la sua incapacità di leggere, fare calcoli, emozionarsi, insomma VIVERE è considerato GUARIGIONE.

Gente del genere andrebbe radiata all'istante e ricatapultata sui banchi di scuola a imparare prima di tutto concetti come AMORE, EMPATIA e quanto un essere umano non sia un sacco vuoto ove iniettare sostanze chimiche.

Ora, il "sistema" si è impossessato di lei, e uscirne è possibile, ma non è così facile.

Sono pronto ad aiutarla, come faccio per tutti e come farò fino a quando avrò fiato.

Lei, se non sottoposta a un TSO o ad altro provvedimento dell'Autorità Giudiziaria, non HA ALCUN OBBLIGO DI ASSUMERE FARMACI.

Purtroppo, essere da soli significa sconfitta assicurata.

Dobbiamo creare intorno a lei un cordone di persone fidate che possano aiutarla nel momento in cui dovessero sopraggiungere forti crisi durante lo scalaggio.

Scalaggio che dovrà essere lento e costante, affiancato da un cambiamento totale dello stile di vita, soprattutto alimentare.

Sarò felice di accompagnarla in questo viaggio di rinascita del corpo e dello spirito.

La affiancherò materialmente e legalmente.

Pietro Bisanti NON abbandona nessuno.

Ricordate però che dovete diventare autonomi e padroni della vostra vita.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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