lunedì 26 dicembre 2016

RISPERDAL A SEGUITO DI BULLISMO: LINGUA QUASI PARALIZZATA E UNA MAREA DI PROBLEMI A CASCATA

LETTERA
 
Ciao Pietro,
Ti scrivo questa mail perché vorrei chiedere il tuo parere sulla difficile situazione in cui mi trovo.
 
Sono un ragazzo di 20 anni. Nell'ultimo anno del liceo, a causa della mia grave obesità (peso sui 147 kg) sono stato vittima del bullismo dei miei compagni di scuola e questo, insieme alla mia contrarietà al trasferimento della famiglia in *****, avvenuto lo scorso anno, mi ha portato a chiudermi in casa e uscire di rado per 11 mesi, da settembre 2015 fino a luglio 2016. Mia madre, preoccupata per questa situazione, il 25 luglio 2016 ha chiamato gli operatori sociali, che mi hanno sottoposto a un ricovero coatto presso una clinica psichiatrica qui nella città di *******).
 
Durante il ricovero, durato circa due settimane, mi hanno fatto assumere delle pillole senza che mi spiegassero cosa fossero e perché dovessi assumerle, e in molte occasioni ho avuto attacchi di panico, anche nell'arco di un solo giorno.
 
Al termine del ricovero, mi hanno prescritto 4 mg di Risperdal da assumere ogni sera senza spiegare niente né a me né ai miei genitori, ai quali hanno anche mentito, affermando che il farmaco sarebbe stato privo di effetti collaterali.
 
Il 5 agosto fui dimesso dalla clinica e il 6 agosto iniziai ad assumere la dose prescritta di Risperdal. Nei giorni seguenti, ero lento nel parlare, avevo forti malditesta ed ero completamente stordito. Per questo motivo, dopo circa cinque giorni, ridussi la dose a 2 mg.
 
Da quando iniziai ad assumere il Risperdal, avverto apatia, anedonia e mi sento come se fossi stato lobotomizzato. Inoltre, la sera del 14 agosto, iniziai a sentire che la mia lingua stava toccando gli incisivi superiori, e da quel momento sento che la lingua è diventata rigida, soprattutto nella punta, pur riuscendo a parlare, ed è come se fosse sempre tesa e ho anche la strana sensazione che non fa più parte del mio corpo.
 
Non sapevo (e non so tutt'ora) se il problema della lingua era causato dal Risperdal. Ho spiegato questi problemi alla psichiatra e lei ha minimizzato tutto, negando categoricamente ogni correlazione con il Risperdal. L'ultima volta che l'ho vista, a inizio settembre, mi ha perfino detto che dovevo aumentare la dose a 3 mg.
 
Pertanto sono passato a 3 mg per tre giorni, infine ho smesso completamente di assumere il farmaco perché non notavo nessun miglioramento nella mia condizione. Purtroppo, non ho potuto scalare gradualmente il dosaggio, perché non ero consapevole dei rischi relativi ai cambiamenti di dosaggi di psicofarmaci e non sapevo niente delle precauzioni da prendere a tal proposito.
 
Dopo aver dismesso il Risperdal (inizio settembre), ho cominciato ad avere attacchi di panico, derealizzazione, depersonalizzazione, vomito, cambiamento del timbro della voce e una fortissima ansia, per la quale in un paio di occasioni ho preso Lorazepam e calmanti naturali ma invano.
 
Questa situazione, insieme alla fastidiosa sensazione alla lingua, mi terrorizza e attualmente faccio pensieri suicidi. In particolare, per quanto riguarda il problema della lingua, dopo un paio di visite includenti dall'otorino e dal dentista effettuate a settembre, questo novembre ho deciso di rivolgermi al neurologo, il quale, senza sottopormi a nessun esame strumentale che permettesse una diagnosi sicura, mi ha detto in maniera molto informale e superficiale che potrebbe trattarsi di una distonia della lingua causata dal Risperdal, che secondo lui è reversibile considerando, a suo dire, il breve tempo in cui ho assunto il farmaco.
 
Tuttavia io ho questo problema da agosto. Inoltre, nel referto della visita c'è scritto, nella sezione dell'esame clinico, che non vi è nessuna distonia, mentre nella sezione della valutazione c'è scritto che ho una distonia alla lingua. Insomma mi pare che ci sia confusione e forse poca chiarezza sulla diagnosi. La possibilità che potesse essere una distonia ha aumentato notevolmente la mia disperazione, soprattutto dopo aver appreso, tramite ricerche su internet, che si tratta di un disturbo neurologico molto grave e debilitante e in molti casi permanente. Per questa ragione avrei preferito fare degli esami strumentali prima che formulassero una diagnosi. Non so cosa fare, non so cosa mi sta succedendo e ho paura che il Risperdal abbia arrecato dei danni al mio cervello.
Chiedo umilmente il tuo parere e i tuoi consigli su questa difficile situazione.

In fede,
Lettera firmata
 
 
RISPOSTA
 
Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi...

La tua lettera trasuda umiltà, intelligenza, cultura e soprattutto voglia di farcela.

E io, fosse l'ultima cosa che faccio, sono qui per aiutarti.

Il mondo, purtroppo, è per certi versi un posto di merda.

E se non si lotta con le unghie e con i denti, si è destinati a soccombere, proprio come se fossimo nella jungla.

L'uomo è un animale spesso cattivo, capace di crudeltà inesistenti nel mondo animale.

E nulla mi toglie che l'essersi allontanato così tanto dal suo cibo naturale (la frutta) lo abbia portato a sviluppare deviazioni caratteriali e morali veramente notevoli.

Ora, è tuo sacrosanto DIRITTO ricominciare a vivere a pieno.

Tutti ci girano intorno, soprattutto quella rincoglionita della tua psichiatra, viscida e in cattiva fede come la maggior parte delle persone di questa categoria che ho avuto l'"onore" di conoscere, ma tutti i tuoi problemi SONO CAUSA DIRETTA dell'uso di quella porcheria chimica chiamata "Risperdal".

Sicuramente i tuoi genitori, in buona fede, sono stati superficiali.

Chi genera un FIGLIO deve prendersene cura DIRETTAMENTE e smettere di delegarne agli altri l'educazione e/o la risoluzione dei problemi.

E come avrai visto, questa società di merda non parla con nessuno, è solo capace di impasticcare.

Tornando a noi.

Sono sicuro che il problema alla lingua passerà, così come tutti gli altri sintomi.

E' ora indispensabile però cominciare a ristabilire un equilibrio, cominciando da quello che abbiamo nel piatto.

Non è assolutamente giusto che un ragazzo della tua età debba pesare così tanto. Devi stare bene, in salute, in forma, e questo lo si raggiunge attraverso un'alimentazione impeccabile unita al giusto scorrere dei pensieri: "cibi puliti-pensieri puliti", questo è il mio slogan super vincente.

Quindi, questo è il piano di battaglia:

1) Acquistare immediatamente il mio libro "Assassini in pillole: la Psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere". Non divento certo ricco vendendoti un libro, ma a te permetterà di capire finalmente in chiave igienista come funziona il corpo umano e come lo si mantiene in salute.

2) Leggere ATTENTAMENTE questo vademecum che spiega ESATTAMENTE come ripristinare la salute quando si è in terapia psichiatrica http://pietrobisanti.blogspot.it/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html, e potrai seguire il piano alimentare ivi esposto, dato che riprendere gli psicofarmaci per poi scalarli è semplicemente una follia.

Io ci sono
Pietro Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.


 

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