domenica 19 novembre 2017

COME SGANCIARSI DAI CENTRI DI SALUTE MENTALE: AUMENTANO I QUESITI...

LETTERA

Buonasera, ho letto qualche suo articolo e mi piacerebbe sapere se è a conoscenza della prassi per sganciarsi dal Centro di salute mentale.

Se esiste una disciplina specifica. Ho letto che dopo un anno dalla dismissione di psicofarmaci non si ha più l'obbligo di frequentarli è vero? O si è schiavi a vita di questo sistema? Inoltre non si trovano leggi che disciplinano lo sgancio da questi servizi. 

Anticipatamente ringrazio per la risposta e saluto cordialmente. 

Marilù

RISPOSTA

Buongiorno sig.ra Marilu',
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi...

Prima di tutto, le invio il link relativo a un video del mio canale Youtube proprio in merito all'argomento: https://www.youtube.com/watch?v=9H2eYfsBeAY&t=626s.

Rispondo ora alle sue domande:

1) Certo che esiste una disciplina specifica, ed è quella del combinato disposto dell'art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana e della Legge nr. 833/78. In sintesi, NESSUNO può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la propria volontà a meno che "non vi siano alterazioni psichiche tali da richiedere il ricovero coatto", che "il paziente rifiuti le cure" e che "il ricovero non possa avvenire in ambito extraospedaliero" (condizioni, queste, che devono essere presenti TUTTE contestualmente). 

2) Non esiste un "tempo minimo" di frequentazione del CPS: l'obbligatorietà di assunzione farmaci è LIMITATA al contesto del TSO. Terminato questo, non vi è Legge alcuna che impone di frequentarlo, di assumere farmaci o di seguire le "loro" attività.

3) Logico è che per evitare un ASO (e quindi un TSO) è necessario sganciarsi da loro con intelligenza, così come ben spiegato nel video. Si metta per un attimo dalla "loro parte": essi si sentono responsabili di quello che un "malato mentale" potrebbe combinare una volta fuori dall'ospedale (e un certo grado di responsabilità la mantengono pure una volta terminato il TSO), e quindi si sentono "coperti" se l'interessato di turno è sotto terapia (non importa se poi la maggior parte degli atti di natura violenta connessi con il disagio mentale avvenga SOTTO terapia farmacologica). Bisogna quindi ragionare con intelligenza: o ci si fa affiancare da una persona di fiducia e si cerca di concordare con loro una dismissione lenta e costante dei farmaci e un distacco progressivo, oppure ci si fa prendere in carico da uno psichiatra privato e si comunica loro a mezzo invio di raccomandata o PEC che il "piano di cure continuerà privatamente". In linea teorica ci si può proprio rifiutare di presentarsi senza dare alcuna giustificazione ma nella pratica è facilissimo poi essere sottoposti a un ASO (accertamento sanitario obbligatorio). Quindi le cose vanno fatte con intelligenza perché la disciplina corrente lascia margini di discrezionalità troppo alti agli psichiatri.

4) Si diventa SCHIAVI A VITA di questo sistema fino a quando si fanno le cose sbagliate. Quando si segue la strada giusta (che ribadisco a mio umile giudizio consiste nello scalaggio graduale dei farmaci e quindi una lenta disintossicazione del corpo anche e soprattutto attraverso un rinnovato stile di vita alimentare) si arriva a ottenere dei risultati veri e duraturi. Da soli non si va da nessuna parte, bisogna farsi affiancare da persone di fiducia.

Per qualunque cosa, io sono qui.

Avanti così

Pietro Eupremio Maria Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.























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