LETTERA
Gentilissimo Pietro,
Ho seguito i tuoi video su YouTube.
Volevo chiederti quindi un consiglio.
Io vivo con i miei genitori ma spero di trovare presto un lavoro quando sarà possibile per vivere liberamente perché pochi immaginano quanto sia difficile.
Non tutti i genitori sono colti e ragionevoli.
Ho preso anche io psicofarmaci e tuttora mia madre insiste affinché io continui a prendere queste maledette pillole.
Che mi abbiano calmata in un periodo in cui ero esaurita non lo nego anzi forse è stata la mia salvezza. Nel tempo pur essendo disoccupata ho svolto diverse attività e anche oggi frequento la biblioteca e un'associazione culturale pur vivendo in un paese e non in città. Per fortuna presi la patente e mi sposto nei paesi limitrofi.
Tuttavia anche la mia attuale psichiatra sostiene che poiché non ho un lavoro teme che io viva male a casa mia ma l'ho convinta a diminuire la dose.
Adesso però vorrei fare a meno di queste pillole (acido valproico depakin 300 per stabilizzare l'umore).
Come posso convincere mia madre a lasciarmi in pace? Pare che mia madre sia succube di questi medici.
Sono convinta che i peccati li abbiamo tutti così come i momenti tristi e quelli felici.
Mi sento costretta. Che cosa devo fare?
In attesa di una tua risposta, distinti saluti.
Lettera firmata
RISPOSTA
Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Ribadisco, per evitare qualunque equivoco (certo non da parte mia), che quanto mi accingo ad esporre è e rimane IL MIO PERSONALE PENSIERO: non sono un medico e non ragiono come tale. L'Igienismo Naturale, che ha millenni di storia, è ciò che io ritengo sia la strada giusta da seguire e che applico in primis, ogni giorno, su me stesso.
Questa doverosa precisazione è la diretta conseguenza del comportamento delle (poche) persone che hanno provato a riversare sul sottoscritto i propri fallimenti personali: quando non si sa a chi dare la colpa della propria vita di merda, si punta il dito contro chi tenta, nel rispetto delle Leggi e dell'autodeterminazione sanitaria, di darti una mano.
Veniamo a noi.
I genitori, in "ambito psichiatrico", possono veramente fare la differenza, nel bene o nel male.
Possono quindi essere la rovina del proprio figlio/a oppure la loro salvezza.
Tutto lo si gioca sulla loro preparazione igienista e sulla loro voglia di aprire la mente.
Spessissimo, però, la paura è ciò che li frena, perché, magari, hanno visto il proprio figlio passare crisi anche violente e si "cullano" nella sedazione (e quindi nella finta guarigione) psicofarmaco-indotta, che, comunque, gli permette di "vivere in pace".
Altre volte, ci si trova davanti a genitori che credono fermamente nella Psichiatria, persino davanti al peggioramento delle condizioni del proprio figlio/a.
A prescindere dalla motivazione, bisogna avere a mente tre cose fondamentali:
1) I genitori, quando "alleati" sono una risorsa FONDAMENTALE per tornare in salute ed uscire dalle maglie psichiatriche
2) Una persona, allorquando maggiorenne e NON interdetta, fuori dai casi di TSO è LIBERA di agire come meglio crede, cioè di scegliere se assumere o meno farmaci
3) Agli psichiatri bisogna insegnare a STARE AL LORO POSTO; i genitori, quando titubanti ma onesti, vanno aiutati a comprendere quanto gli psicofarmaci facciano male, mentre, quando in cattiva fede, vanno combattuti come se fossero degli estranei.
Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi lo so ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Ogni caso è a sé stante.
Nel suo, lei può accennare ai suoi genitori chi sono e di che cosa mi occupo, e se dall'altra parte ci sarà un cenno, sono pronto a parlargli personalmente.
Forza e coraggio
Pietro Eupremio Maria Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.
Ciao,
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Grazie