lunedì 30 marzo 2015

DISMISSIONE CITALOPRAM DOPO DIECI ANNI: ECCO L'INFERNO CHE VI ASPETTA

LETTERA

Gentilissimo non Dott Bisanti, le scrivo perché la mia vita sta andando in pezzi. Ho 48 anni compiuti, 2 figli, e fino a ieri anche un marito. Il fatto è questo: iniziato citalopram circa 10 anni fa; stavo di un male indescrivibile, ma stranamente credo, anche dolori lancinanti alla spina dorsale, attacchi di panico, ansia emotiva a livelli assurdi, panico totale anche solo guidando la macchina. 

Allora avevo figli piccoli e mi sentivo talmente inadeguata anche solo per accompagnarli ad un parchetto, che ho dovuto darmi x mamma fuori uso x qualche tempo...ignorante su tutte le tematiche inerenti la depressione ho deciso di consultare uno psicologo che ci ha messo 0,5 secondi a passarmi allo psichiatra. Da qui la via crucis x trovare un antidepressivo che potesse alleviare le mie sofferenze. Mesi e mesi sperimentando un farmaco dopo l'altro sempre nella mia ingenua convinzione che se non lo sanno i dottori.....

Vabbè ripeto mesi di una sofferenza indescrivibile, fino al citalopram che dopo quasi un mese mi ha dato un po' di sollevo....che dire? gridavo al miracolo;  finalmente stavo quasi bene. ci ho messo comunque anni ad uscire nel senso letterale del termine, uscire da casa, uscire dal guscio ecc.


Mi è stato proposto qualche mese fa di riprendere una sorta di attività lavorativa molto leggera ed ho accettato volentieri nella speranza di non aver perso definitivamente pure la mia "intelligenza". Mi sono trovata talmente bene in questa nuova versione della mia vita da pensare di stare bene ed ho accompagnato il tutto con la dismissione del citalopram. Dopo 10 e passa anni di terapia sentivo che doveva essere quello il momento di sospendere seppur gradualmente.

Due mesi di quasi benessere senonché m'insorgono sintomi stranissimi, acufeni scosse elettriche che io colloco fra il cervelletto e l'ipotalamo, sensazione d'avere la testa sott'acqua, ma sempre! non 2 o 3 minuti! difficoltà di parola, di elucubrazione, di connessioni mentali, problemi mnemonici ecc. sintomi x me talmente strani che ho pensato in primis ad una malattia degenerativa. 

Fatto analisi di ogni tipo, risultato solo una diminuzione abbastanza significativa dell'udito peraltro mai riscontrata ne tantomeno avvertita: e siamo punto e a capo. Io sapevo perfettamente che i miei problemi non avevano nulla a che fare con l'udito, ma sa meglio di me che tuttora che entri nel circolo del totodiagnosi i dottori ti trattano come se fossi pseudodeficiente. 

Eseguite visite varie ed esami clinici. I referti mi sembrano una schedina del totocalcio, + asterischi che altro. Da un paio di giorni pero' quelli che prima consideravo sintomi sensoriali sono cambiarti radicalmente. Adesso mi è insorta una depressione tangibilissima, attacchi violenti pensieri che definire negativi è blando, aggressività (mai avutaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!) tant'è che mio marito mi ha lasciata, ha paura, non sa come potermi aiutare e l'unico modo che ha trovato x proteggere se stesso è stato quello di mollarmi. S'immagini dopo 20 anni di matrimonio e vicissitudini, mi trovo da sola nel momento nel quale fatico pure a connettere. Non ho la minima intenzione grazie anche a lei (il dubbio m'era già sorto)
di riprendere gli antidepressivi, ma mi sembra di essere davvero un satellite impazzito. Non mollo, morirò chè mi scoppierà il cuore nel petto dall'ansia ma almeno sarò lucida. Grazie x aver scoperchiato il vaso di pandora. So che ha un'infinita' di mail alle quali rispondere, gradirei una sua opinione egoisticamente al + presto. 

Con infinita stima


RISPOSTA

Buongiorno sig.ra Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi.

Via anzitutto la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.

Il suo "caso" è veramente da "manuale".

Lei sta provando sulla sua pelle che cosa siano veramente gli psicofarmaci: sono le sirene di Ulisse, che prima ti ammaliano, e poi ti distruggono.

Vuole sapere cosa le è successo?

Lei ha semplicemente tolto al suo organismo una sostanza stupefacente, che lo costringeva ad andare avanti in una condizione di disequilibrio.

Ecco che tolto il Citalopram, il corpo si trova spiazzato, e mostra ora tutti i segni di una chiarissima astinenza.

Gli psichiatri le diranno invece che la "sua malattia sta tornando", e che quindi avrà bisogno del farmaco a vita.

Tutte balle. Le daranno invece il colpo di grazia.

Ora, ai sensi dell'art. 32 della nostra Costituzione, prenda in  mano la sua salute.

Prima cosa: stia alla larga dagli psicofarmaci (e dai farmaci in genere).

Seconda cosa: tratti il suo corpo non come un cesto dell'immondizia, ma come un involucro che le serve e che deve essere rispettato, mantenuto quindi nella più perfetta funzionalità.

Via subito i due nemici principali della salute mentale: glutine e latticini.

Diminuzione delle proteine animali fino alla loro totale eliminazione.

Via tutto quello che non assomiglia a un cibo, inclusi zuccheri artificiali e tutto quello che è confezionato e riempito di conservanti, aromatizzanti, esaltatori di sapidità etc...

La propria alimentazione dovrà essere basata, al momento, su:

1) agrumi al risveglio
2) frutta durante la mattinata e lontano dai pasti
3) pranzo e cena che cominciano con un piattone di verdura cruda, seguito da verdura cotta, amidacei, legumi o cereali senza glutine

Capire che tutto quello che ci sta succedendo (e le crisi che arriveranno) passeranno, e che sono solo ed esclusivamente lo sforzo del corpo umano di tornare a uno stato di salute ed equilibrio, e che quindi sono una cosa POSITIVA.

Non ci sono formule magiche, non ci sono scorciatoie.

Lei rispetti il suo corpo, e il suo corpo rispetterà lei.

Io ci sono

Pietro Bisanti


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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.

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