Perché sono finita nelle maglie della psichiatria? All'inizio soffrivo di disturbi alimentari, un'anoressia trasformatasi poi in bulimia che mi ha portato a un tentativo di suicidio, anzi a più tentativi dieci anni fa a seguito dei quali mi sono stati somministrati i primi farmaci antidepressivi, ansiolitici seguiti poi dai primi neurolettici che non hanno fatto nulla per le mie crisi.
Una volta li ho assunti in dosi massicce e sono finita per 3 giorni in sala rianimazione! Comunque sul perché mi siano stati prescritti proprio dei neurolettici ho i miei dubbi. Mi sembra che dovevo entrare in un centro per i disturbi alimentari e mi fecero fare l'mmpi per vedere la mia idoneità a stare nel centro.
In seguito a questo test di personalità a cui ho sbagliato a dare molte risposte mi hanno bollato come "paranoica", cosa che non sono, rispedendomi al cim dove il medico ha approfondito la mia diagnosi prescrivendomi per la prima volta l'abilify dicendomi che quella pillola mi avrebbe fatto dormire. E così è stato. Da allora sono entrata come in un tunnel di ovatta dove primo mi è stato impossibile guarire dal disturbo che ho davvero, non la paranoia, e secondo mi sono state fatte delle terapie che hanno aggravato il mio stato di salute.
Tutto per avere sbagliato un mmpi. Pensate che alcune frasi del test erano molto ambigue. Dicevano tipo "ho delle convinzioni che altre persone non hanno" e io ho messo che era così non pensando che intendessero paranoia ma pensando che intendessero libertà di pensiero. Questo solo per fare un esempio.
Sette anni dopo la mia psichiatra vedendomi visibilmente migliorata prova a scalarmi l'invega che è stato il secondo farmaco che ho preso. All'improvviso mi sono sentita bene ed ho capito perché durante tutti quegli anni mi sono sentita sempre malata, sempre stanca, impossibilitata a leggere e a studiare e perché facevo sempre abbuffate cose che attribuivo appunto alla presunta malattia e non al medicinale che supponevo mi aiutasse.
Pensa che ogni giorno non riuscivo a stare sveglia oltre alle cinque del pomeriggio e pur essendo tornata all'università grazie alla terapia non riuscivo a reggere i ritmi di studio perché appunto prendevo quella diavoleria dell'invega che i miei problemi non li ha mai risolti. Nel giro di pochi mesi però ai primi segni di risveglio chiamato accelerazione dalla mia psichiatra vengo bollata come bipolare e risbattuta in terapia con depakin e invega.
Tutto perché la mia psichiatra mi aveva trovato in sala d'attesa a conversare con gli altri pazienti, cosa che prima non riuscivo più a fare e perché tornatami la memoria avevo confessato le avances di un suo collega nei miei confronti, che aveva continuato a rompermi le scatole su un sito internet, cosa a suo giudizio non possibile.
Comunque quella sensazione di benessere provata alla dismissione dall'invega che tra l'altro mi ha sconquassato il sistema endocrino portandomi a galattorrea non l'ho più dimenticata. Adesso so che tutta la mia invalidità è solo dovuta a questi farmaci che devo prendere forzatamente e non a una malattia, alla paranoia che non è mai esistita nemmeno nell'anticamera del mio cervello.
Senza farmaci sono in grado di lavorare e studiare cosa che con i farmaci mi è impossibile. Comunque a quel punto capisco tutto il trick psichiatrico dei farmaci per forza e senza fine e decido di scalarli stavolta per bene senza dir più nulla dei fatti miei alla mia psichiatra. Seguo i consigli di no-pazzia che recitava mai affrontare lo psichiatra ma schivarlo. Non dico nulla a nessuno e nel giro di un anno mi libero di tutti i farmaci che finiscono finalmente nel cesso.
Sono stati i tre anni più belli della mia vita, emozioni, lavoro, uscite, una vita finalmente. Poi un giorno dico alla mia psichiatra che non voglio più andare da lei e che voglio cambiare medico cosa che lei accetta e non mi faccio più sentire. Sono finalmente libera!!! Tutto dopo la dismissione dei farmaci torna come prima di cominciare: abbuffate, da farmi alzare le transaminasi a mille, e in più nonostante tutto lavoro e esco.
Non avendo la macchina a disposizione sono costretta a farmela a piedi, a prendere passaggi. Un giorno una mi offre un passaggio e le racconto un po' di me in macchina. Devo esserle apparsa strana per una frase che dico "i miei genitori non mi capiscono" e il giorno dopo mentre faccio la stessa strada mi fermano i vigili chiamati da questa persona che mi costringono ad andare al centro di salute mentale dove mi minacciano di iniziare una terapia pena il tso.
La terapia la inizio là e poi dopo due giorni la ributto nel cesso e ricomincio ad andare in giro a piedi da sola perché non ho la macchina. Nel frattempo perdo il lavoro in un modo assurdo cosa che mi destabilizza molto mentalmente. E' stato a causa delle abbuffate che non mi permettevano di avere degli orari regolari. Se ti abbuffi la sera prima voglio vedere se il giorno dopo ti svegli per andare a lavoro! Così perdevo giorni, arrivavo tardi insomma un casino.
Nonostante abbia perso il lavoro, continuo ad uscire a piedi da sola, prendendo pullman e passaggi cosa che preoccupa molto i miei genitori. Lo facevo perché una cosa che dicono gli psichiatri è uscire il più possibile che ti mantieni in buona salute. Insomma non sai a chi dare retta. Mi alzavo la mattina, uscivo, tornavo la sera per stare bene. Vedendomi sempre in giro da sola nel paesino chiamano di nuovo i vigili e mi riportano al centro salute mentale dove mi somministrano un depot di haldol che riesco a non fare il mese dopo, perché non mi costringono all'inizio.
Non sono in terapia da nessuno e non mi cercano. Intanto sono rimasta traumatizzata dalle avances che questo collega della mia psichiatra mi aveva fatto e comincio a fantasticare che voglia farmi del male perché non lo denunci e gli faccia perdere il lavoro. Perché quella volta che mi hanno rimesso la terapia a seguito del mio racconto mi è sembrato che l'abbiano fatto molto per mettermi a tacere e che i medici vogliano uccidermi per non perdere il posto di lavoro, dato che avevo tentato di denunciare l'episodio.
Ma erano solo fantasie... una persona pazza non crede al primo pensiero che gli vola per la testa a differenza di una persona normale. Contemporaneamente acquisto un pc. La sera lo accendo, ci metto le mani su e comincio ad avvertire una nausea potente, scappo fuori che mi viene da vomitare e comincio a correre per la campagna. Quella sera mi faccio portare al pronto soccorso e da lì trascorro altri giorni al centro d'igiene mentale dove mi fanno solo dei calmanti.
Ma quel trauma delle avances ricevute mi fa pensare che la nausea che mi è presa mettendo le mani sul pc sia dovuta a una punizione dei medici nei miei confronti. Ecco di queste fantasie non ho mai parlato al medico. Ne parlo con te perché so che a differenza loro non mi farai una fiala di haldol in tutta risposta. La verità sai che penso che quell'episodio di nausea sia stato dovuto alla fiala di haldol che stava terminando essendo l'haldol un forte antiemetico. Poi ovviamente ho cominciato a pensare che i medici avessero avuto ragione a bollarmi come paranoica e questo ha reso quelle fantasie più forti.
Così ho smesso di uscire e mi sono chiusa in casa per paura che una cosa del genere potesse ricapitarmi. Infatti mi è ricapitato sono andata a comprare un paio di scarpe e ho dovuto gettarle vie dato che quando stavo portando la busta in macchina sentivo uno strano calore nelle mani, proprio scottavano a contatto con la plastica. Ora non so se queste strane reazioni sono dovute ai veleni che ho assunto. Fatto sta che da quando ho fatto la prima puntura forzata di haldol mi sono cominciati a venire quegli strani formicolii alle mani.
Ovviamente quando l'ho raccontato ai miei genitori mi hanno dato della matta senza portarmi però dallo psichiatra. Il patatrack è avvenuto più tardi quando ho perso per la seconda volta il lavoro. Fra le mie fantasie ce n'era una che dato che ero stata oggetto di attenzioni da parte di questo collega mi avessero messo internet sotto controllo. Ovviamente non ho fatto parola della cosa con nessuno.. ma una mattina nel dubbio uscii di casa e staccai i fili di internet e del telefono, fra le chiamate al call center me ne arrivò una minatoria che diceva :"riattacca i fili del telefono e di internet che i tuoi genitori sono anziani".
Tanto che mi spaventai che cominciai a pensare che le mie fantasie fossero non solo delle supposizioni. A casa minacciai i miei genitori di levare internet e telefono e al loro rifiuto una sera sono salita in soffitta e ho tagliato i fili di internet. Da allora hanno chiamato lo psichiatra in casa. Mi sono barricata, ma sotto minaccia di tso ho aperto la porta e da allora è da un anno che faccio medicine. Ho fatto tante altre cose da spingere i miei genitori a chiamare lo psichiatra.
In pratica dopo la prima iniezione sono riuscita a convincere lo psichiatra a non farmene più, ma come al solito terminata la puntura sono ricomparsi i soliti spaventosi sintomi fisici. Una mattina mi sono seduta in macchina e mi formicolava tutta la schiena dove avevo fatto la siringa. Allora ormai convinta che le mie fantasie fossero vere ho gettato una secchiata d'acqua in macchina pensando che ci fosse del veleno. Allora le siringhe non me le hanno risparmiate più. I miei genitori pensano di farmi del bene facendomele, ma io praticamente non vivo più.
Non ho più memoria, dormo la notte, la mattina e il pomeriggio. In pratica sto sveglia solo di sera. Non ho più speranza di riprendere l'università che ho lasciato perché non riesco a studiare sotto farmaci.I miei genitori sono del tutto ignoranti riguardo alle medicine tanto da pensare che quei sintomi fisici fossero segno di malattia, e in più credono di farmi un bene facendomele prendere. Sono diventati amici dello psichiatra che viene a farmi le punture a casa, cioè se non mi presento al centro viene lo psichiatra a casa con l'infermiere e mi fanno la puntura.
Non posso barricarmi più che mi hanno tolto tutte le chiavi di casa, non posso andarmene che vengono un altro giorno, non posso farmele togliere. In pratica sono condannata a vita. Ultimamente ho provato a dire allo psichiatra di togliermele perché fanno male e lui mi ha risposto che non è vero che i neurolettici causano morte precoce e che anzi la popolazione psichiatrica ha vita più lunga perché i neurolettici causano una maggiore ramificazione dei neuroni. Cose assurde. Io non voglio essere condannata a vita dagli errori di questi medici che mi hanno fatto solo male. Non voglio prendere queste droghe. Che devo fare?
Mi hanno tolto praticamente tutto. Avevo lo studio e non posso studiare. Avevo un lavoro e me l'hanno tolto chi sa per quali oscure ragioni. Avevo la salute e non ho nemmeno più quella. Mi tremano le gambe ad ogni emozione adesso che faccio l'haldol. Tremano anche adesso. Non ne posso davvero più. Ma io non voglio più prendere farmaci. Ci deve essere un modo. Ultimamente dopo l'ultima siringa c'è stato un grosso scoppio di rabbia in casa. Ho rotto mobili, zanzariere.
Non vorrei fare così, ma proprio non so più che fare per farmi togliere queste medicine; ancora una volta non hanno detto che sono i farmaci bensì la malattia che mi fa comportare così. Ecco tutto. Per questi motivi sono rifinita dallo psichiatra. Non voglio più prendere i farmaci e nella situazione in cui sono è improbabile che ne uscirò. Solo se mi poteste offrire supporto legale potrei fare qualcosa. Ma nemmeno perché i miei genitori sono amici dello psichiatra. Ho anche provato a cambiare psichiatra ma quest'ultimo mi ha detto che sono sotto un servizio pubblico obbligatorio, che faccio terapia in forma obbligatoria sotto controllo dei miei e che non mi può prendere in cura.
Non so se questa cosa è un trattamento sanitario obbligatorio oppure è solo una scemenza. Avrei anche pensato di registrare lo psichiatra quando dice palle sulla terapia ma non so se potrebbe funzionare.... al tempo stesso sto lottando per andare in un centro per i disturbi alimentari a curare quello che ho davvero, ma i medici sono molto scettici: dicono che sarebbe inutile e che i neurolettici dovrebbero regolarmi anche con l'alimentazione, altra grossa scemenza dato che portano abbuffate compulsive.
Ma io sono convinta che levando di mezzo i neurolettici, andando in questo benedetto centro per i disturbi alimentari sarei finalmente libera di riprendere la mia vita, appunto perché mangiando bene, non farei più tardi a lavoro, riuscirei a studiare, ecc ecc. è tutto un ciclo. Ecco perché penso che mangiare bene sarebbe fondamentale, perché effettivamente se stai bene, in forma col corpo, anche mentalmente diventi più lucido e riesci a fare cose che prima non facevi e facendo cose che prima non facevi la mente sta lontana dalle seghe mentali inutili che poi vai a vedere te le hanno messe in testa stesso gli psichiatri. Ciao Pietro.
Lettera firmata
RISPOSTA
Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Veniamo a noi.
È difficile trattenere la rabbia davanti a tanta ignoranza e devastazione.
Sarebbe bastato migliorare l'alimentazione, rafforzare quindi il suo corpo fisico, per poi affrontare veramente il suo problema, andando a sradicarne le cause utilizzando semplicemente una cosa: l'amore.
Invece viviamo in un mondo di merda, dove questa gentaglia, con l'"aiuto" di genitori ignoranti, può legalmente rovinare un essere umano.
Ci sentiamo in privato
Forza e coraggio
Pietro Bisanti
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.
È difficile trattenere la rabbia davanti a tanta ignoranza e devastazione.
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.
Ciao! Sono una ragazza di 23 anni e ho una storia in parte simile alla tua. Vorrei parlarti in privato, scrivimi a questo indirizzo: portachiavi.vintage@hotmail.com
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