domenica 2 febbraio 2014

GIU' DAL SESTO PIANO. FINALMENTE LA SOFFERENZA È FINITA

Per rispetto della privacy, del segreto istruttorio e della persona, non dirò nulla di dove e quando questo sia accaduto.
Ore 05.30 del mattino di un giorno qualsiasi.
I carabinieri intervengono per un suicidio.
Un ragazzo poco più che trentenne si è lanciato dalla finestra, finendo con la testa contro un'auto in sosta.
Immaginate ora per un attimo la scena, e immaginate cosa possano avere provato i genitori, che non si erano accorti di nulla.

Rilievi di rito, con il ritrovamento della solita, esorbitante quantità di farmaci.

E la solita etichetta: "bipolare" questa volta, e quindi giù di Depakin, Abilify e chi più ne ha più ne metta.

Sono gli stessi genitori a dichiarare ai carabinieri quanto il loro figlio, ormai in "cura" da anni, fosse peggiorato proprio a causa dei farmaci assunti.

E il padre aggiunge queste parole, che fanno raggelare il sangue: "Mio figlio alle 03.30 è venuto a dormire con me nel mio letto, era agitato".

Un ragazzo che cerca conforto nel letto del proprio padre. Un ragazzo spaventato a morte. Un ragazzo che dopo circa due ore si sarebbe lanciato nel vuoto.

Riuscite a immaginare l'angoscia, il terrore, lo sconforto che fluivano nelle vene di questo ragazzo, un essere umano come noi?

Pensieri e sensazioni farmaco-indotti; indotti da molecole prescritte come se fossero acqua fresca da persone che non hanno la benché minima idea di cosa sia una "malattia mentale".

Psichiatri che non perdono un minuto per provare a trovare una causa organica alla base della manifestazione psichiatrica in atto, e che liquidano sempre con la solita, insulsa, motivazione psicologica, che quantunque esistente non può e non deve certo essere soffocata a suon di bombe chimiche.

L'ennesima vittima della depressione scriveranno i giornali.

L'ennesima vittima della psichiatria moderna e degli psicofarmaci è invece la verità.

Pietro Bisanti

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