lunedì 15 maggio 2017

PSICOTERAPEUTA CHE MI RIFILA IL TRIPTOFANO... QUANDO LA SMETTEREMO DI IMBOTTIRE LA GENTE?

LETTERA

Gentile signor Pietro Bisanti, innanzitutto mi congratulo per il suo lavoro. Ho avuto il piacere di leggere il suo libro. Le volevo chiedere un parere. In questo periodo mi capita, raramente devo essere onesta, di essere un po' depressa. Sono sotto stress per colpa di alcuni motivi e da essere umano il quale sono ho anche io dei momenti di debolezza, che devo essere onesta affronto molto bene e con coraggio. Non nego pero' che tre settimane fa, durante una giornata in cui stavo male, sono stata praticamente trascinata da mia madre da una psicoterapeuta che mi ha detto che ho degli attacchi depressivi dovuti principalmente all'instabilita' emotiva di mia madre che scarica su di me i suoi problemi. 

Ma questo gia' lo sapevo. Ed e' una cosa che affronto ogni giorno con amore e coraggio. La cosa che mi ha sorpreso e' che non mi ha dato psicofarmaci ma una sostanza  in bustine cioe' il triptofano. 

Prima di prenderlo mi sono informata e ho letto che e' naturale. Lei che cosa ne pensa? Sono due settimane che lo prendo e devo dire non noto differenze se non nel fatto che sono piu' tranquilla e dormo meglio.

Attendo una sua cortese risposta.
Cordiali Saluti

Lettera firmata


RISPOSTA

Buongiorno Anonima,

e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Veniamo a noi...

Prima cosa: nella vita è assolutamente corretto opporsi alle situazioni difficili con grinta e coraggio, ma è ancora più intelligente NON PERMETTERE a quelle situazioni sgradevoli ma evitabili di far parte della nostra esistenza.

Quindi, perché permette a sua madre di rovinarle la vita?

Se sua madre è emotivamente "fuori controllo", piuttosto che sopportarla, a suo discapito, non è meglio aiutarla a sradicare le cause fisiche/organiche/psicologiche/spirituali alla base?

Io su questo sono molto rigido: sono pronto a dare l'anima per chi necessita di aiuto, ma devo assolutamente vedere che anche nel buio più pesto, l'interessato decida di FARSI AIUTARE, altrimenti diventa una perenne agonia per entrambi.

Detto questo, anche nel suo caso, perché permette di "essere trascinata" da uno psicoterapeuta, invece che questa sia una SUA DECISIONE?

Smettiamo di permettere agli altri, da un lato, di rovinarci la vita, e dall'altro di prendere per noi decisioni che appartengono alla nostra sfera personale: i consigli sono ben accetti da tutti, ma alla fine la salute è nostra e non va delegata a nessuno.

Anche nel caso del triptofano, un amminoacido precursore della serotonina, lei sta delegando a una sostanza il suo benessere.

E il benessere non lo si ottiene con una sostanza, anche se considerata "naturale".

Infatti, tutti gli integratori agiscono un po' come dei dopanti: inondando il corpo, producono delle false sensazioni di benessere, destinate a scomparire quando il loro uso viene interrotto.

E qui l'igienismo la fa da padrone: il benessere è il risultato lento e costante di uno stile di vita fisico/alimentare/spirituale corretto e non dell'utilizzo di una o più sostanze, naturali o non, atte a mascherare un sintomo.

In sintesi: sua madre ha un disperato bisogno di alimentarsi correttamente, di riacquistare energie e con esse affrontare le sue problematiche; lei ha altrettanto bisogno di alimentarsi correttamente e di utilizzare le relative energie aiutando sua mamma senza venire da ella schiacciata, altrimenti si entra in un circolo vizioso da cui non se ne esce più.

Si ricordi, l'assistenzialismo fine a se stesso è il peggior modo di aiutare un essere umano: "cibi puliti - pensieri puliti" è il binomio che uso sempre.

Ci si alimenta bene, si acquistano forze e lucidità e i pensieri diventano corretti e propedeutici per uscire dal pantano in cui ci si trova.

Forza e coraggio

Pietro Bisanti

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Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

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Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.














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