giovedì 29 marzo 2018

XEPLION, DEPAKIN E DISTURBO BIPOLARE: "HO LETTO IL SUO LIBRO E NON VOGLIO ARRENDERMI"

LETTERA

Buonasera Pietro ho comprato recentemente il suo libro e l'ho trovato molto interessante, le volevo fare i miei complimenti innanzitutto.

Ora io sono sotto cura dal CSM con Xeplion e Depakin da circa 2 anni per disturbo bipolare, con sintomi psicotici e attacchi di panico, questa è la diagnosi.

Come le avevo già scritto in precedenza, io sono un tipo che non si vuole arrendere a prendere questi farmaci per tutta la vita per cui le volevo chiedere come posso procedere sia in campo farmacologico che nutrizionale...la mia paura più grande è quella di essere nuovamente reimbottito di psicofarmaci come in ospedale e reiniziare tutto da capo e avere delle ricadute pesanti con la dismissione...posso intraprendere una nutrizione perlopiù igienista anche durante il trattamento? 

So che non è un medico ma volevo un suo consiglio, grazie le chiedo cortesemente il mio anonimato a presto!

RISPOSTA

Buongiorno Anonimo,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.

Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.

Ribadisco, per evitare qualunque equivoco (certo non da parte mia), che quanto mi accingo ad esporre è e rimane IL MIO PERSONALE PENSIERO: non sono un medico e non ragiono come tale. L'Igienismo Naturale, che ha millenni di storia, è ciò che io ritengo sia la strada giusta da seguire e che applico in primis, ogni giorno, su me stesso.

Questa doverosa precisazione è la diretta conseguenza del comportamento delle (poche) persone che hanno provato a riversare sul sottoscritto i propri fallimenti personali: quando non si sa a chi dare la colpa della propria vita di merda, si punta il dito contro chi tenta, nel rispetto delle Leggi e dell'autodeterminazione sanitaria, di darti una mano.

Veniamo a noi.

Il primo passo è stato fatto, e cioè quello di aver capito che andando avanti così si andrà solo verso il baratro.

Ora, il problema della dismissione psicofarmacologica DEVE essere affrontato a 360 gradi perché è assolutamente multifattoriale.

La prima cosa, nel suo caso specifico, che salta all'occhio è che lei è sottoposto a una terapia depot, quindi ad iniezione mensile a rilascio prolungato.

Il primo passo, di conseguenza, sarebbe quello di chiedere ed ottenere (è un suo diritto, non lo DIMENTICHI MAI) l'analoga terapia ma a compresse (in questo caso, l'Invega).

Ancor prima di fare questo, però, bisogna creare attorno a se stessi quello che io chiamo un "cordone di sicurezza".

La sua legittima paura di finire nuovamente in ospedale è tutt'altro che infondata. Questo accade quando le crisi da dismissione che arrivano durante lo scalaggio e il rinnovato stile di vita non vengono capite soprattutto da chi ci sta attorno, con la conseguenza di essere portati al pronto soccorso, ove non faranno altro che diagnosticare un "ritorno o un aggravamento della malattia" dandole ancora più farmaci e rovinando di fatto tutto il lavoro svolto sino a quel momento.

E' indispensabile quindi sia avere degli alleati che possano aiutarci durante tale fase sia evitare che queste crisi arrivino così potenti da risultare ingestibili o persino pericolose.

GRADUALITA' è quindi la parola d'ordine.

A mio umile parere, se fossi nel suo caso, scalerei un farmaco per volta, impiegandoci anche 10 mesi a farmaco (scalando quindi il 10 per cento al mese).

Parallelamente, comincerei a virare verso un'alimentazione compatibile, che è in pratica un vegancrudismo ad altissimi livelli di frutta e a bassissimi livelli di grasso, con altrettanta gradualità.

Questo è lo schema che seguirei io:

http://pietrobisanti.blogspot.it/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html

Quando comincerà ad acquistare lucidità, potrà affrontare anche il lato emozionale della sua esistenza, ma da LUCIDO.

Tenga bene a mente: GRADUALITA' e PERVERANZA.

Queste sono le parole vincenti.

Avanti così

Pietro Eupremio Maria Bisanti


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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.

Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.

In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.

SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.

Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.












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