AL PRIMARIO DEL S.P.D.C. C/O OSPEDALE DI **********
E, per conoscenza:
ALLA DIREZIONE SANITARIA DELL’OSPEDALE DI
********
OGGETTO: sig. ********, nato a ****** il ****** – Disposizioni personali in relazione alla terapia in atto.
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Con la presente, la sottoscritta, in qualità di fiduciario sanitario del proprio figlio, in oggetto compiutamente generalizzato (giusta delega in atti), espone quanto segue:
“Così come preminentemente previsto dalla legislazione vigente, dalla Costituzione della Repubblica italiana e da convenzioni internazionali, l’autodeterminazione sanitaria è principio cardine del buon andamento del rapporto medico-paziente.
Premesso ciò, indipendentemente dal regime di ricovero TSV/TSO, il paziente stesso rimane l’ultimo ad avere voce in capitolo riguardo alla scelta della terapia farmacologica che più ritiene confacente alla propria condizione, agli effetti collaterali insorti e al generale miglioramento del benessere psicofisico.
Nel caso de quo, l’interessato, che sottoscrive in calce il presente atto per conformità ed approvazione, dichiara apertamente di NON tollerare la terapia attualmente somministratagli, che, giova ricordarlo, si basa sulla molecola psicofarmacologica denominata “Clozapina”; la stessa, così come da “bugiardino”, ha un impatto notevole sul livello generale di salute, tanto che ne è riprova la continua verifica degli esami volti a confermare una corretta funzionalità epatica.
Alla luce di quanto testé espresso, si evidenziano le seguenti richieste terapeutiche:
1) valutazione e scelta fra un ventaglio di terapie che NON comprendano il farmaco “Clozapina”, della quale si chiede l’immediata dismissione con protocollo di scalaggio e in ambiente ospedaliero;
2) previsione della durata del trattamento in corso, in quanto è inalienabile diritto dell’interessato poter confidare in una futura dismissione farmacologica;
3) valutazione della condizione generale a 360 gradi, il cui approccio NON può limitarsi alla mera somministrazione di psicofarmaci: si chiede che venga quindi affrontato l’aspetto psicologico-emozionale e le possibili cause/concause di natura organica così come largamente diffuso nella pratica medica oltre confine, finanche alimentari e/o allergiche.
Tutto ciò, al fine di evitare un approccio terapeutico volto alla mera soppressione della sintomatologia in atto ma che invece punti alla riabilitazione totale del paziente e della sua vita di relazione; tutto questo, attualmente, risulta impossibile proprio per i devastanti effetti lamentati dall’interessato in concomitanza con l’attuale terapia farmacologica e la totale assenza di qualsivoglia, ulteriore iniziativa medica non farmacologica.
Certi di una Vostra pronta collaborazione, porgiamo i nostri migliori saluti
COMMENTO
Cosa possiamo imparare da questa vicenda?
1) Mettete tutto sempre PER ISCRITTO: le parole volano, la scrittura rimane. Chiedete sempre un TIMBRO DI RICEVUTA per ogni atto che producete, depositandone copia in Direzione Sanitaria, con esplicita richiesta di inserimento nella CARTELLA CLINICA. Nessuno potrà così dire "non sapevo"...
2) Ogni paziente è UN ESSERE UMANO con dei diritti ben precisi: anche in regime di TSO ognuno è LIBERO di scegliere tra un ventaglio di terapie, rifiutando quelle che non ritiene opportune, finanche i famigerati "depot".
3) Nominate il cosiddetto "fiduciario sanitario" in modo che abbiate una persona di fiducia autorizzata a supportarvi e ad essere informata della vostra situazione generale (chiunque abbia bisogno di sapere la procedura, può contattarmi).
4) Non c'è scritto da NESSUNA PARTE che una terapia debba essere portata avanti ad libitum. Si deve esigere un INIZIO e una FINE.
5) Come le terapie vengono intraprese in ambiente protetto ospedaliero, si DEVE ESIGERE che lo scalaggio, se questo il paziente vuole, debba essere concordato in AMBIENTE OSPEDALIERO. Troppo facile imbottire la gente di farmaci e poi lavarsene le mani...
Ricordatelo SEMPRE: NON siete di proprietà di NESSUNO.
I vostri diritti vengono calpestati se VOI permettete che questo accada.
Io ci sono
Pietro Eupremio Maria Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.