Buonasera, sono Lucia l'autrice della
lettera di cui sopra. Vorrei rispondere alla sig.ra Rossella dicendo che tante
volte ho sperato che la mia storia fosse "pura invenzione" come dice
lei, un brutto incubo da cui svegliarsi. Affermazioni come la sua, date
dall'ignoranza, sono offensive non solo nei confronti di chi ha sofferto e
soffre come me a causa degli accanimenti terapeutici psichiatrici, ma, nel mio
caso, soprattutto nei confronti dei miei figli ai quali per oltre sei anni è
stata "rubata" la mamma e che hanno rischiato seriamente di finire
nelle grinfie degli assistenti sociali. Le consiglio di farsi un giro negli
SPDC o negli ospedali psichiatrici delle grandi città per vedere in cosa
consiste la cosiddetta "cura". Persone vittime di tre tipi di contenzione,
fisica con i legacci, chimica con i farmaci e psicologica con le minacce.
Questo stride fortemente con la frase "prendersi cura di una persona, di
un malato". Al sig. Pietro invece vorrei dire che da questo nostro primo
contatto sto notevolmente meglio, ho dismesso completamente i farmaci, a parte
poco valium al bisogno, supportata ovviamente da una psicologa e da un medico
di base, una donna, finalmente umana che non mi dispensa solo farmaci ma
umanità, tatto e comprensione oltre che consigli per una corretta
alimentazione. Come ultimo grosso problema mi è rimasto il sonno ma col tempo
spero di ottenere risultati apprezzabili anche su questo fronte. A ben
pensarci, è difficile chiudere gli occhi e rilassarsi senza che mi si
ripresenti davanti l’infermiere-poliziotto che mi fa aprire la bocca per
controllare l’assunzione della terapia o la compagna di stanza che si dimena
perché rifiuta la terapia e viene quindi legata al letto. La ringrazio pertanto
perché da questo nostro primo contatto di giugno è iniziata la mia risalita e
spero possa ricevere tante mail di speranza come la mia. Buon proseguimento di
questo lavoro di informazione importante e necessario, cordiali saluti. Lucia
Gent.ma sig.ra Lucia,
sono io che devo ringraziare Lei.
Se questo piccolo uomo riesce a far uscire dall'incubo della psichiatria e degli psicofarmaci anche una sola persona, anni di studi e lavori non saranno andati sprecati.
Come operatore delle Forze di Polizia, con una ventennale esperienza alle spalle, non riesco comunque a non schifarmi di quanta cattiveria fluisca nelle vene di chi sarebbe deputato, in un modo o nell'altro, a tutelare i più deboli.
Questa testimonianza mi da ancora di più la forza per continuare questa opera informativa senza precedenti e per aiutare il vero datore di lavoro di ogni persona che lavori nel sociale: il Popolo italiano e chiunque calpesti il suolo del nostro Paese.
Ora, avanti così. Migliori sempre di più l'alimentazione come già spiegato e vedrà che anche il valium sarà presto un ricordo.
Pietro Bisanti
Per tutti: a breve uscirà il mio primo libro "ASSASSINI IN PILLOLE: La psichiatria moderna vista con gli occhi di un carabiniere": prenotazioni a pbisant@hotmail.com
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e' vero tutto vero verissimo che andassero a vedere i reparti di spdc italiani a sorpresa i nas e i politici tanto amanti delle liberta' e vedranno e sentiranno di tutti i colori di questi campi di prigionia col trucco..e vedranno che ci sono casi di pazienti che sono ricoverati da sei mesi otto mesi e piu' e nessuno dice nulla
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