LETTERA
Ciao Pietro,
ho letto il tuo libro e mi ritrovo piena di domande.
Ti racconto brevemente la mia storia.
Nel 2006 in seguito ad un brutto attacco di panico mentre ero in macchina la mia vita è cambiata, si è rotto qualcosa.
Ho lottato per sei anni contro un'ansia feroce alla quale non ho potuto cedere per non perdere il lavoro, ma la mia vita era annullata...non avevo più una vita, nel 2012 ho dovuto capitolare e contattare un neurologo (la notizia che mia madre sarebbe morta di li a poco mi ha dato il colpo di grazia).
Contatto il neurologo e, ricordo ancora quel giorno, lui mi ascolta mi guarda fissa negli occhi e mi dice "tu guarirai", col cazzo (aggiungo io).
Mi prescrive il depakin (anche se sono stata sempre contraria ai farmaci ho dovuto fidarmi e affidarmi), lo prendo mi sento strana glielo comunico mi risponde "fidati", mi fido per un anno, prendo 10kg e perdo molti capelli. Decido di smetterlo, nel frattempo ho assunto anche il cymbalta da 30mg tutti i giorni!!!
Non solo la mia vita non è cambiata ma ad oggi prendo un farmaco che non mi è di alcun aiuto e non riesco a dismetterlo (è terribile l'effetto dell'astinenza quando lo salto anche un solo giorno). Nel corso dei 5 anni in cui ho affidato la mia vita a questo uomo ho fatto presente più volte che questo medicinale non era per me...ma niente. L'anno scorso dopo una brutta ricaduta (ma in realtà ho cominciato a stare peggio del solito) l'ho mandato a quel paese.
Ora sono in compagnia della mia ansia feroce che in 12 anni mi ha tolto la vita, la possibilità di avere un compagno, la possibilità di essere madre...tutto, e con un cazzo di farmaco che da due anni mi sembra che mi stia avvelenando.
Non so come scalare il dosaggio, ma soprattutto ho paura di stare anche peggio nonostante il cymbalta non mi sia di alcun aiuto. In termini poveri sono terrorizzata anche dalla mia ombra. Esco di casa per non perdere il lavoro ma ogni giorno per me è un inferno e non ti nego che spesso mi sono chiesta se ne valga la pena.
Ora sono in compagnia della mia ansia feroce che in 12 anni mi ha tolto la vita, la possibilità di avere un compagno, la possibilità di essere madre...tutto, e con un cazzo di farmaco che da due anni mi sembra che mi stia avvelenando.
Non so come scalare il dosaggio, ma soprattutto ho paura di stare anche peggio nonostante il cymbalta non mi sia di alcun aiuto. In termini poveri sono terrorizzata anche dalla mia ombra. Esco di casa per non perdere il lavoro ma ogni giorno per me è un inferno e non ti nego che spesso mi sono chiesta se ne valga la pena.
Comunque tornando alle domande:
1) è possibile che il cibo sia la causa del mio malessere?
2) allora tutti dovremmo stare così, con un'ansia limitante coma la mia, ma mi guardo intorno e non mi sembra!
3) se riesco a smettere questa porcata di farmaco starò peggio?? (perché il peggio di così non lo reggo).
Ti ringrazio infinitamente per l'attenzione che vorrai dedicarmi e ti auguro un buon week end.
Lettera firmata
RISPOSTA
Buongiorno Anonima,
e grazie di aver scritto a questo piccolo uomo.
Come dico sempre, non sono un medico, non faccio diagnosi, non curo nessuno né prescrivo alcunché, e ben me ne guardo dal farlo, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Ribadisco, per evitare qualunque equivoco (certo non da parte mia), che quanto mi accingo ad esporre è e rimane IL MIO PERSONALE PENSIERO: non sono un medico e non ragiono come tale. L'Igienismo Naturale, che ha millenni di storia, è ciò che io ritengo sia la strada giusta da seguire e che applico in primis, ogni giorno, su me stesso.
Questa doverosa precisazione è la diretta conseguenza del comportamento delle (poche) persone che hanno provato a riversare sul sottoscritto i propri fallimenti personali: quando non si sa a chi dare la colpa della propria vita di merda, si punta il dito contro chi tenta, nel rispetto delle Leggi e dell'autodeterminazione sanitaria, di darti una mano.
Veniamo a noi.
Mettiamo un PUNTO FISSO: non potremo MAI e poi MAI sapere chi TU "SIA" VERAMENTE fino a quando non avrai eliminato tutta la merda farmacologica che è presente dentro di te.
Sei anni di farmaci hanno RADICALMENTE cambiato tutta la biochimica cerebrale. E quelle che tu chiami
erroneamente "ricadute", altro non sono che il disperato tentativo del tuo corpo di tornare a uno stato di equilibrio.
Come al solito, chi avrebbe dovuto aiutarti, in realtà ti ha dato il colpo di grazia, nella loro malsana logica di soffocamento dei sintomi e NON dello sradicamento della cause.
Ora, inutile piangere sul latte versato. Rimbocchiamoci le mani perché è un DOVERE tornare in salute.
Mi chiedi se il cibo possa essere una causa/concausa del tuo malessere: la mia risposta è ASSOLUTAMENTE SI'.
Ora, però, la maggior parte della tua sintomatologia è da ricondurre allo schifo che assumi. Quindi, prima ti liberi dei farmaci, meglio sarà. Tutto questo, come tu ben sai, deve essere fatto con grandissima cautela, con uno scalaggio del 10% al mese PER FARMACO. Correre significa solo farsi male, molto male.
Parallelamente a questo è INDISPENSABILE agire sullo stile di vita, soprattutto alimentare.
Io comincerei da QUI http://pietrobisanti.blogspot.com/2015/12/come-ci-si-disintossica-dagli.html
Mi chiedi se starai peggio? Assolutamente sì. Purtroppo le crisi da dismissione sono a volte pesanti, pesantissime, ma sono l'UNICO modo per poter tornare a stare VERAMENTE in salute.
Sono il modo che il corpo ha per ricalibrarsi, per tornare in equilibrio, una vera e propria crisi di astinenza da stupefacenti. Ma PASSANO.
E qui l'alimentazione gioca un ruolo da padrona. Meno il corpo sarà impegnato a digerire merda, più avrà la forza di affrontare la disintossicazione, non dimenticarlo MAI.
Mi chiedi perché tu stia male e le altre persone bene nonostante il cibo sbagliato? 11.000.000 di italiani sono sotto psicofarmaci. Tu, della gente, vedi solo quello che LORO VOGLIONO FARTI VEDERE. Devo aggiungere altro?
Forza e coraggio
Pietro Eupremio Maria Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
SIAMO INOLTRE IN GRADO DI FORNIRE UN SERVIZIO DI ASSISTENZA PSICOLOGICA NON ATTRAVERSO IL SOLITO "PSICOLOGO DA LETTINO", BENSI' CON L'AUSILIO DI PROFESSIONISTI CHE AIUTINO VERAMENTE, SENZA "INCOLLARE" IL PAZIENTE A VITA.
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.