LETTERA
Salve, vi mando la mia testimonianza sulla mia esperienza riguardante i farmaci. Ho lavorato per tanti anni in una comunità psichiatrica, dove in teoria le persone avrebbero dovuto soggiornare fino a che il loro "equilibrio"si fosse ristabilito, o quanto meno fossero in condizione di tornare in famiglia, in quanto molti di loro ce l'avevano. Ma di lì non sono mai usciti, e non perché erano soggetti irrecuperabili, ma perché è stato fatto in modo di renderli tali a forza di psicofarmaci. Che non solo non hanno curato, ma hanno incancrenito un malessere al punto tale che l'unica esistenza possibile è quella: pastigliette al mattino, mezzogiorno sera e sonnifero notturno. Non sono una psichiatra, bensì una semplice operatrice sociale, ma so che determinate cure non curano affatto. Stabilizzano i malesseri, li rendono parte accettabile dell'esistenza se vissuta all'interno di una struttura protetta, così vengono denominate. In realtà offrono molte cose: tre pasti al giorno e un materasso dove posar le ossa, qualche festa da oratorio scadente una domenica ogni tanto e gite improponibili a chiunque abbia libero arbitrio. Ora non mi addentro in considerazioni mediche su malati con patologie psichiatriche importanti, per quanto abbia la mia personale convinzione che cure alternative sono possibili e sicuramente più efficaci, ma molti dei miei utenti erano li per una grave depressione, dalla quale non sono mai usciti perchè imbottiti di porcherie. I depressi hanno fatto la fortuna della case farmacautiche, delle cooperative che appaltano le strutture, degli psichiatri che fanno due o tre visite alla settimana per guardar per aria e variare caso mai una terapia qua e là. Appena ho potuto me ne sono andata, e mi sono fatta trasferire sul territorio, dove, ogni qual volta mi imbattevo in una possibile depressione con volontà del mio assistito di provare una cura farmacologica, ho sempre cercato do dissuaderlo, pur contravvenendo a specifiche direttive di segnalazione se avessi riscontrato problemi umorali nelle persone che seguivo. Purtroppo è difficile per la stragrande maggioranza delle persone pensare a sistemi alternativi per curarsi, perché siamo nati e cresciuti nell'era dei farmaci e degli psicofarmaci, ma bisogna continuare a divulgare, con esperienze dirette, e coscienza di causa per chi la possiede, l'enorme pericolosità per la vita di questi prodotti, sia che essa si arresti, sia che continui, perché, anche se si diventa vecchi con queste malattia, non si può dire di aver vissuto una vita propria, ma quella indotta da sostanza estranee al nostro corpo. Con affetto, Margherita.
RISPOSTA
Buongiorno Margherita.
E grazie, grazie di cuore di questa testimonianza, che pubblico sul blog con grande piacere.
Come dico sempre io, via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Ormai la cosiddetta razza umana ha raggiunto, in tanti ambiti ma soprattutto in quello psichiatrico, livelli di bassezza mai raggiunti prima.
Non fraintendiamoci, io sono uno di quelli che vede sempre il bicchiere "mezzo pieno", e sono quindi positivo e ottimista per quanto riguarda il nostro futuro.
Non posso però non evidenziare come la moderna psichiatria sia marcia fino al midollo, con l'utilizzo di mezzi medievali che tutto fanno fuorché "curare".
Infatti non bisogna "curare" nessuno, in quanto non c'è nulla da curare.
Le "malattie mentali" in quanto tali non esistono; esistono invece sintomatologie di ordine psichiatrico che hanno una motivazione che deve essere investigata, sia essa psicologica, organica o entrambe.
Chiunque arrivi sul mio blog per la prima volta, è invitato a leggere tutti i precedenti articoli per farsi un'idea completa del messaggio che qui si vuole trasmettere.
Torniamo a noi.
Le cosiddette comunità protette sono l'aberrazione dell'essere umano; una presa per i fondelli planetaria.
Come diavolo si pensa di riportare alla società una persona bombardandola di sostanze psicotrope, e organizzandogli in toto la vita come si farebbe con un bambino all'asilo?
È così difficile capire il sacrosanto concetto che essere tramutati in zombie non più rompicoglioni non significa aver curato e guarito una persona?
Da operatore di polizia mi accorgo di come le cosiddette "strutture", siano esse carceri, psichiatriche, case di riposo, non curano niente e nessuno al di fuori di poche, pochissime eccezioni.
Ormai il motto è far sì che il paziente non rompa le palle e che tutto trascorra liscio come l'olio.
E questo è il modo di reintegrare qualcuno alla società? Con cosa? Antidepressivi e una bella gita domenicale tutti in giro mano nella mano lobotomizzati dai farmaci?
Quando capiremo che non bisogna fare assistenzialismo a suon di bombe chimiche, ma investigare e sradicare la causa della sintomatologia psichiatrica in atto, ci saremo elevati a un ulteriore livello di civiltà.
Mente sana in corpo sano.
Via le tossine di qualunque tipo: ambientali, psicologiche o entrambe; via la ultradannosa alimentazione onnivora in favore di quella vegana il più crudista possibile ed ecco che anche la più ostinata "malattia mentale" si polverizza.
Purtroppo per chi ne è sotto, porgere una pastiglia tre volte al giorno è maledettamente più facile.
Come dico sempre io, via la lobotomizzazione, e vediamo le cose per quello che sono.
Ormai la cosiddetta razza umana ha raggiunto, in tanti ambiti ma soprattutto in quello psichiatrico, livelli di bassezza mai raggiunti prima.
Non fraintendiamoci, io sono uno di quelli che vede sempre il bicchiere "mezzo pieno", e sono quindi positivo e ottimista per quanto riguarda il nostro futuro.
Non posso però non evidenziare come la moderna psichiatria sia marcia fino al midollo, con l'utilizzo di mezzi medievali che tutto fanno fuorché "curare".
Infatti non bisogna "curare" nessuno, in quanto non c'è nulla da curare.
Le "malattie mentali" in quanto tali non esistono; esistono invece sintomatologie di ordine psichiatrico che hanno una motivazione che deve essere investigata, sia essa psicologica, organica o entrambe.
Chiunque arrivi sul mio blog per la prima volta, è invitato a leggere tutti i precedenti articoli per farsi un'idea completa del messaggio che qui si vuole trasmettere.
Torniamo a noi.
Le cosiddette comunità protette sono l'aberrazione dell'essere umano; una presa per i fondelli planetaria.
Come diavolo si pensa di riportare alla società una persona bombardandola di sostanze psicotrope, e organizzandogli in toto la vita come si farebbe con un bambino all'asilo?
È così difficile capire il sacrosanto concetto che essere tramutati in zombie non più rompicoglioni non significa aver curato e guarito una persona?
Da operatore di polizia mi accorgo di come le cosiddette "strutture", siano esse carceri, psichiatriche, case di riposo, non curano niente e nessuno al di fuori di poche, pochissime eccezioni.
Ormai il motto è far sì che il paziente non rompa le palle e che tutto trascorra liscio come l'olio.
E questo è il modo di reintegrare qualcuno alla società? Con cosa? Antidepressivi e una bella gita domenicale tutti in giro mano nella mano lobotomizzati dai farmaci?
Quando capiremo che non bisogna fare assistenzialismo a suon di bombe chimiche, ma investigare e sradicare la causa della sintomatologia psichiatrica in atto, ci saremo elevati a un ulteriore livello di civiltà.
Mente sana in corpo sano.
Via le tossine di qualunque tipo: ambientali, psicologiche o entrambe; via la ultradannosa alimentazione onnivora in favore di quella vegana il più crudista possibile ed ecco che anche la più ostinata "malattia mentale" si polverizza.
Purtroppo per chi ne è sotto, porgere una pastiglia tre volte al giorno è maledettamente più facile.
comunita' che appena un "recluso" si ribella o esterna una qualche forma di dissenso mica ci si parla ?? lo si spedisce in spdc...perche' disturba la quiete !!
RispondiEliminafranco 6
cosa ne pensa , scusi l'OT, della buprenorfina? Identica agli psicofarmaci?
RispondiEliminaIo sono in cura da uno psichiatra privato, sofro d'ansia, depressione reattiva ed attacchi di panico. La mi terapia consiste: Xanax 1 mg 3 cpr al dì; Lyrica 150 mg 3 cpr al dì; Trittico 150 mg 1 cpr la sera e 2/3 di cpr la mattina; Cymbalta 60 mg 1 cpr la mattina; Samir 400 mg 1 cpr la mattina. Continuo lo stesso ad essere depresso, tranne brevi sprazzi di buon umore. Ho constatato che, parecchio tempo fa, quando era possibile fare una seduta di psicoterapia alla settimana prendevo meno farmaci e stavo molto meglio, adesso, al cim dove faccio psicoterapia, siccome i pazienti sono aumentati a dismisura, mentre il numero degli psicoterapeuti è rimasto lo stesso, in quanto non è stato inviato altro personale, almeno così mi è stato detto, posso fare una seduta solamente ogni 20 giorni. Secondo il mio modesto parere una seduta sporadica non può sortire nessun effetto, fatto sta che lo sto constatando di persona.
RispondiEliminaFabio
io pure lavoro in una comunità residenziale psichiatrica AD ALTA PROTEZIONE. PROTEZIONE DA COSA ? CONDIVIDO PAROLA PER PAROLA VIRGOLA PER VIRGOLA CIò CHE HA SCRITTO L'AUTRIC E DEL POST. oltre a ciò che ha commentato Pietro Bisanti , soprattutto la verità cruda e efficace sta racchiusa in questa frase Da operatore di polizia mi accorgo di come le cosiddette "strutture", siano esse carceri, psichiatriche, case di riposo, non curano niente e nessuno . I ragazzi entrano in comunità al 45% delle loro potenzialità, e dopo anni di MERDA nel cervello e trattamento da dementi incapaci di intendere e voler, dopo 4 anni sono ridotti al 10 % delle loro potenzialità. tuto questo costa una valanga di denaro pubblico che potrebbe essere indirizzato ad altri scopi. a disintossicarli, ad ascoltarli, a ripulirli, a rieducarli, a sviluppare le loro potenzialità emozionali, invece che tapparle. in una comunità, invece che tener le persone 24/24 h a ciondolar e e fumare e bere caffè, si possono organizzare corsi di informatica di base, di lettura di classici della leteratura , cineforum, scrittura creativa, giardinaggio, danza, pittura espressionista( per fare uscire emozioni ) , lezioni di varie materie scolastiche , il tutto grazie all'aiuto di qualche insegnante in pensione , ce ne sarebbero molti disposti a farlo gratis, come volontariato... insomma attività che NOn costerebbero nulla in termini economici e riporterebbero la vita nei cuori e nelle anime di questi derelitti. che hanno bisogno di riappropriarsi del GIoco e del sorriso come strumenti che scardinano il sistema diabolico di dolore e punizione in cui sono immersi. Il senso dell'umorismo come arma per riaprire le porte alla speranza . più sognatrice di così!!!!
RispondiEliminaTutto verissimo.Ho una sorella che da anni soffre di depressione.Da quando ha iniziato a frequentare il CSM l'hanno riempita di farmaci con pochissimi risultati sul piano pratico.Ora,dopo aver fatto da cavia a una marea di psicofarmaci,soffre di demenza senile.Ha passato dieci anni di schifo per finire in una struttura in quanto non piu'autosufficiente e completamente dipendente dai farmaci.
RispondiEliminaCon tanta tanta rabbia,Mirella.