LETTERA
Salve io sono M, ho 32 anni di Palermo e vivo ancora sotto effetto di invega
9 mg.
La mia storia risale a quando avevo 20 anni, ho conosciuto la prof della mia
scuola e me ne sono innamorato.
A casa i miei non volevano e così mi cacciarono fuori di casa.
Dopo circa 5 mesi mi cominciai a sentire solo, perché i miei
genitori non volevano vedermi così lei mi fece conoscere uno psicologo per
poter sfogarmi, da qui è cominciato il mio grosso calvario.
Andando dallo psicologo non mi faceva affatto stare bene, ma la mia ragazza mi costringeva ad
andarci. Dopo poche settimane lo psicologo mi indirizza da una psichiatra
dicendomi che avevo bisogno di cure farmacologiche, così andai dalla psichiatra.
Da lì comincio ulteriormente a peggiorare e a imbottirmi di medicine che mi
facevano stare a letto per intere settimane.
Era per me la fine di tutto. Sono ingrassato di circa 30 kg e dormivo tutto il giorno.
Ho perso tutti e tutto. Ho perso amici, ho perso la mia stima, l'unica cosa che avevo era la mia 'fidanzata'.
Cominciai a farmi forza e a reagire così me ne andai disperatamente a vivere a
Modena, lì trovai subito un bel lavoro per circa 6 mesi ma a causa dei
psicofarmaci non riuscii a portare avanti.
Nel frattempo lei mi lasciò ed io andai a vivere con i miei genitori.
Avevo 27 anni.
Dopo che andai a vivere con i miei genitori sentii dentro di me una forte sensazione di farla finita o di risolvere il mio problema e così cercai di tagliarmi il polso.
Fui ricoverato in psichiatria e costretto ad assumere circa 7 farmaci al giorno.
Uscito di lì speravo di avere una vita più tranquilla, e bene o male i farmaci mi davano
sollievo,n on mi facevano pensare, ma pian piano mi sono reso conto che mi
stavano annullando, così da lì ho capito che avevo bisogno di smettere con i
farmaci.
Così al momento mi ritrovo ad assumere una pastiglia di Invega, la quale
desidero toglierla definitivamente.
Spero di essere aiutato dalla vostra associazione per poter uscire da questo
incubo ed imparare nuovamente a vivere la vita senza quelle pillole.
Grazie del vostro bellissimo sito
F.to M. da Palermo.
RISPOSTA
Buongiorno Sig. M,
e grazie di aver voluto scrivere a questo piccolo uomo.
Come sempre premetto di non essere un medico, di non fare diagnosi, di non curare nessuno né prescrivere alcunché, essendo io stesso un autentico sostenitore della capacità autoguaritiva del corpo umano, allorquando gliene venga data la possibilità.
Storie come la sua mi fanno capire sempre di più come l'opera informativa di questo blog debba andare avanti: siamo gli unici a dire le cose per come sono, in un mondo ormai soggiogato da una psichiatria marcia, arrogante e fuori controllo.
Veniamo a noi.
Dismettere un farmaco potente come l'Invega, oltretutto assunto da molti anni (e con un passato di ulteriori prescrizioni farmacologiche) può diventare un inferno.
Anche con uno scalaggio del 5-10% al mese, vi è la concreta possibilità che insorga una psicosi, che non è il ritorno della "malattia", bensì lo sforzo eliminativo che il corpo pone in essere al fine di tornare a uno stato di normalità.
Il problema è che nel momento in cui lei dovesse avere una "crisi", nessuno capirebbe che la stessa andrebbe capita, compresa e "aiutata" senza farmaci, con la certezza che, presto o tardi, rientrerebbe da sola, avvicinandola sempre di più verso una guarigione totale.
No...una crisi significa la possibilità di rimproverarla e di affermare ancora una volta quanto lei sia "bacato" e necessitante di farmaci per tutta la vita.
È necessario quindi avere un team di supporto (genitori, parenti o amici) pronti ad aiutarci nel momento del bisogno.
E a questo va affiancato uno stile di vita alimentare vegano, il più crudista possibile, ma anche qui senza esagerazioni immediate, per evitare che il corpo ponga in essere una crisi eliminativa troppo pesante da sopportare e gestire.
Questo blog può fornirle assistenza legale e umana.
Scalare gli psicofarmaci e abbracciare uno stile di vita alimentare corretto sono l'unica formula per cominciare a vivere una vita da essere umano e non da flaccida balena impotente, come tutti gli psichiatri tendono a ridurre i propri pazienti, dandoli poi per "guariti".
Ma da solo non può farcela.
Io sono qua, ma bisogna anzitutto costruire il suo cordone di sicurezza, come le ho detto, formato da gente informata, che tiene a lei e che non si spaventi davanti a crisi che, è sicuro, arriveranno.
Ci sentiamo in privato
Forza e coraggio
Pietro Bisanti
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Siamo ora in grado di offrire un servizio di tutela legale, per chiunque si trovi tra le maglie della psichiatria o abbia subito da essa un danno.
Il concetto è molto semplice: chi può pagare poco, paga poco; chi non può pagare nulla, non pagherà nulla e noi interverremo comunque, per il semplice concetto che un essere umano in difficoltà deve sempre essere aiutato; chi può pagare tanto, pagherà il giusto e sarà a sua discrezione donare qualcosa a questa causa.
In questo modo, in base alle proprie possibilità, questo innovativo servizio potrà rimanere in piedi, senza sprofondare dopo due giorni.
Noi ci siamo. Per tutti, nel limite delle nostre possibilità.
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