Biancavilla, avvocato si toglie la vita nel suo studio legale
di Redazione
25 febbraio 2014
25 febbraio 2014
BIANCAVILLA (CATANIA) – Un avvocato di 39 anni si è impiccato nel suo studio legale, a Biancavilla, in provincia di Catania. A trovare il corpo senza vita del professionista è stato, ieri sera, un collaboratore. L’avvocato, da alcuni mesi pare soffrisse di stati d’ansia e di depressione ed era in cura da un medico, suo parente. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Paternò. La Procura di Catania ha disposto soltanto l’ispezione medico-legale sulla salma, che è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania.
Fonte: www.sicilianews24.it
RISPOSTA
Pensiamo sempre che i soldi e il potere possano metterci al riparo dalle "cose brutte" che avvengono agli altri.
Gli psicofarmaci uccidono ogni secondo centinaia di persone nel silenzio più generale.
Questo blog vi fornisce le prove, i fatti e le contromisure. Sta a voi tutti reagire.
Qui troverete il testo del mio articolo "PSICOFARMACI E SUICIDIO PER IMPICCAGIONE", che ha ormai raggiunto quasi le 4000 visualizzazioni. Un motivo ci sarà.
Nella mia ormai lunga carriera di operatore della forze di polizia, ho potuto personalmente verificare e toccare con mano come il gesto di suicidarsi abbia molte sfaccettature diverse.
Il gesto di togliersi la vita può essere conseguenza della decisione presa in un lampo, oppure la ponderata riflessione che magari dura da mesi o anni.
Nessuno nega che nel mondo si suicidino moltissime persone ogni giorno senza aver mai toccato uno psicofarmaco in vita loro.
Ma non possiamo nemmeno ignorare il numero spropositato di persone che si suicidano solo ed esclusivamente a causa degli psicofarmaci.
E il suicidio sotto psicofarmaci è particolare, diverso dagli altri.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Suicidarsi, come ho testé detto, è una cosa seria, e nessuno lo può negare.
Ma il come ci si suicida è una cosa altrettanto seria.
Perché gli operatori di polizia sono più propensi al cosidetto suicidio d'impeto?
Perché la disponibilità di un'arma da fuoco rende tale gesto più semplice, meno cruento.
Immaginate di dovervi difendere da un aggressore usando un coltello.
Non tutti riuscirebbero ad avere la necessaria "grinta" per accoltellare qualcuno, mentre premere un grilletto è decisamente più facile, sembra quasi di non fare del male a nessuno. Non si sente l'impatto di un coltello con la carne...in pratica è come se si demandasse alla pallottola il compito di fare del male.
Lo stesso accade nelle modalità del suicidio.
Un conto è spararsi, un conto è buttarsi dalla finestra, un conto è prendere delle pillole, un conto è impiccarsi.
Il suicidio per impiccagione e quello per overdose di farmaci sono quelli che maggiormente coinvolgono persone il cui cervello non è più sotto il loro controllo.
Infatti, si può commettere suicidio perfettamente consci di volerlo fare.
Ma con gli psicofarmaci è diverso: sono loro che ti spingono a farlo quando è l'ultima cosa che vorresti fare.
Mi è capitato moltissime volte di intervenire su suicidi per impiccagione.
E, nella circostanza, riflettevo moltissimo sul grado di disperazione che potesse aver portato un individuo a commettere tale gesto.
Mi sbagliavo.
Non si trattava di disperazione bensì di incoscienza.
Sì, proprio incoscienza.
Gli psicofarmaci in genere, ma soprattutto gli antidepressivi della categoria SSRI (selettori della ricaptazione della serotonina, e quindi Fluoxetina - Prozac -, Paroxetina - Paxil, Sereupin, Seroxat, Eutimil, Daparox -, Sertralina - Zoloft -, Citalopram - Elopram, Seropram -, Escitalopram - Cipralex, Entact -) e quelli della categoria SNRI (selettori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, e quindi Venlafaxina - Efexor -, Duloxetina - Cymbalta, Xeristar) e tutti generici di questi farmaci hanno una spiccata relazione con la violenza.
Ma della violenza contro gli altri parlerò in un prossimo articolo dal titolo "ATTENZIONE A TUA MOGLIE SOTTO PSICOFARMACI: PERICOLO DI MORTE", ora mi soffermo su quella contro se stessi.
Incoscienza dicevo.
Sì, perché ormai solo un cieco non vedrebbe che queste categorie di farmaci interferiscono in maniera talmente mostruosa con la biochimica celebrale da rendere il gesto del suicidio persino desiderato.
E chi lo compie, solitamente lo fa in maniera totalmente tranquilla.
Solitamente, infatti, nulla traspare, anzi.
Cosa accade quindi nella realtà?
La persona comincia a soffrire di "depressione" per qualsivoglia motivo, sia esso organico, psicologico, ambientale, o tutti e tre.
Viene mandata dallo psichiatra di turno (quando non dal semplice medico di base), che prescrive, in cinque minuti di visita, un antidepressivo SSRI o SNRI, senza investigare, senza capire le basi del problema, senza un niente di niente.
Il malcapitato comincia ad assumerlo, e i casi anche qui si dividono:
opzione "1": dopo alcune settimane di nausee, effetti collaterali di ogni tipo, svarioni, malessere fisico, la persona comincia a "stare bene", cioè gli compare in faccia il cosiddetto "sorriso da pazzo", e tutti gridano al miracolo. In questo caso abbiamo una persona che verosimilmente rimarrà incatenata a vita al farmaco, oppure lo prenderà per sempre con periodi di sospensione:
opzione "2": la persona sta male da subito, con episodi di destabilizzazione psichica e fisica molto forti. E solitamente il dottorone di turno, ignorante in materia, pensa che il corpo si debba "abituare" al farmaco (come se sia possibile abituarsi a un veleno!) e dice di tenere duro. Questo porta all'immancabile suicidio per impiccagione, se non ad altri atti di natura violenta contro se stessi e gli altri;
opzione "3": la persona sta male da subito, con episodi di destabilizzazione psichica e fisica molto forti. In questo caso però, il medico, ancora più ignorantemente, dopo un periodo senza risultati, alza la dose. Questo porta all'immancabile sucidio per impiccagione, se non ad altri atti di natura violenta contro se stessi e gli altri.
Comprendo perfettamente che riassumere l'immensa casistica sia utopico, ma anche presuntuoso.
Ma quello che voglio far capire è che queste particolari categorie di farmaci inducono al suicidio facendolo diventare un gesto normale.
Se quindi si ha un proprio caro che ha comunque deciso di assumere tali farmaci, monitoratelo assolutamente durante:
-le primissime fasi di assunzione (persino la prima pillola);
-ogni qualvolta si decida di alzare la dose;
-quando si scala per eliminarlo, o anche per cercare di assumerne una dose inferiore.
E, questo nessun medico ve lo dirà mai, state attentissimi ai periodi di troppa calma.
Il suicidio per impiccagione, così tipico di questi farmaci, viene posto in essere nella più completa calma.
Tantissimi casi soprattutto negli Stati Uniti hanno evidenziato che chi ha commesso tali atti sembrava calmissimo, aveva persino cenato con i propri cari, per poi andare a impiccarsi in taverna o nella propria stanza.
Questo accade persino nei bambini, come per Candace Downing, suicidatasi a 12 anni per impicaggione sotto Zoloft.
Questo accade persino nei bambini, come per Candace Downing, suicidatasi a 12 anni per impicaggione sotto Zoloft.
E per chi ha comunque deciso di assumere questi farmaci: alla prima ideazione di morte, confidatevi immediatamente con un vostro caro.
Perché quando il farmaco ha preso il controllo delle vostre azioni, non sarete più voi.
Ne va della vostra vita.
Pietro Bisanti
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RispondiEliminaComplimenti per il blog, le testimonianze ed i consigli, la rete dovrebbe pullulare di siti come il suo.
Una che la segue da tempo ...
Saluti e Buona Vita